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Dimissioni Pdl, Brunetta e Schifani scrivono a Napolitano: "Il vero golpe è violare la Costituzione"

Giulio Bucchi
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Se Napolitano è irritato e Letta pure, il Pdl tira dritto: ieri, giovedì 26 settembre, i parlamentari azzurri si sono affrettati a consegnare le firme delle loro dimissioni preventive, decise mercoledì nella riunione a Montecitorio con Silvio Berlusconi. Dimissioni che diventerebbero effettive un minuto dopo il Senato (o forse già la Giunta, il 4 ottobre) voterà la decadenza da senatore del Cavaliere. "Un fatto istituzionalmente inquietante, assurdo parlare di golpe", l'ha definito il Quirinale. "Il vero colpo di Stato è violare la Costituzione", è la spiegazione che i capigruppi azzurri Renato Schifani e Renato Brunetta hanno affidato alle pagine del Giornale di Alessandro Sallusti. Parole forti, anche se meno dure di quelle riservate da Daniela Santanchè al capo dello Stato. La riunione del gruppo parlamentare del Pdl di mercoledì sera, spiegano Brunetta e Schifani, aveva uno scopo: "Esigere il rispetto dell'organo parlamentare, perché in questione è proprio lo Stato di diritto nella sua manifestazione suprema che è la Costituzione". "Il vero colpo di Stato" - Il punto è noto: la Giunta, prima di votare la decadenza di Berlusconi, dovrebbe rinviare la questione dell'applicabilità retroattiva della legge Severino alla Corte Costituzionale. "Si tratta di un dovere cui l'organo giudicante (la Giunta, ndr) non può sottrarsi quando rilevi l'esistenza di un dubbio, senza necessità - va aggiunto - che sia previamente raggiunta da parte sua una certezza sulla incostituzionalità". Tradotto: basta il sospetto di incostituzionalità per rinviare tutto alla Consulta. "Che sulla legge Severino ci siano consistenti dubbi di legittimità qualora la si voglia applicare sul caso Berlusconi è dimostrato dalle tantissime voci, di ogni orientamento culturale, che tra i giuristi ed esperti si sono nelle ultime settimane levate". Rifiutare, come hanno fatto Pd, Sel, Movimento 5 Stelle e Scelta civica, di ricorrere alla Corte Costituzionale è, secondo i capigruppo del Pdl, "un'inaccettabile negazione dello Stato costituzionale di diritto". Talmente inaccettabile da rendere "intollerabile la permanenza in un Parlamento che si dimostrasse così sordo alle ragioni della legalità". "Nessuna interferenza", concludono Brunetta e Schifani, con il governo, il premier e il Colle: "In gioco è solo, ma è la questione più importante, il rispetto della Costituzione da parte dell'organo che rappresenta direttamente la sovranità nazionale: il Parlamento della Repubblica".

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