"Idem a libro paga del maritoper farsi pagare i contributi"
«In Germania si sarebbe dimessa. In Italia, Idem?», recita lo striscione di Forza Nuova che inguaina la sede del Pd di viale della Lirica; l'afa che ristagna e le tapparelle chiuse danno l'idea di una canzone di Paolo Conte. L'affaticato tentativo di calembour per invocare le dimissioni del ministro Josefa Idem per il caso della sua non-palestra, è opera di Forza Nuova locale. Forza Nuova. Sono, forse, quattro iscritti: e se nell'enclave rocciosa del Pd perfino costoro si permettono lo spernacchio all'eroina locale, be', parliamone… A un pugno di numeri civici della medesima strada ravennate s'erge lo studio di Andrea Salvotti, il commercialista mentitore della Idem - a detta della stessa Idem, in una tafazziana intervista a Repubblica- ; il quale, imprigionato tra i numeri Imu, Ici, Idem che non tornano, sibila: «Con la signora, me la vedrò io…». L'aria che si respira qui per il caso Idem è una nuvola di cobalto. Poco più in là, a piazza del Popolo, l'assessore allo Sport Guido Guerrieri rotola dalla scalinate del municipio scrollando la testa: «Che scivolone, che scivolone. Peccato perché aveva avviato bei progetti con le scuole. Mi ricorda il suicidio di Di Pietro (l'assessore è dell'Idv, ndr)». Per non dire del sindaco Fabrizio Matteucci, bersaniano, seccatissimo per aver fornito al Parlamento una grande sportiva sì, ma recordman d'assenteismo (più del 70% di assenze in Consiglio Comunale) e al centro di elusioni e furberie fiscali che s'estendono a macchia d'olio. L'ultima è di ieri. Giornalisticamente meravigliosa. La dura e pura Josefa Idem, nel suo secondo reincarico municipale, avrebbe sfruttato quel cavillo giuridico secondo cui «gli assessori dei Comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti che, essendo lavoratori dipendenti, si sono collocati in aspettativa dal rispettivo datore di lavoro, usufruiscono, oltre all'indennità di carica, anche del versamento, da parte del rispettivo Comune, degli oneri previdenziali», questo a detta di Alvaro Ancisi capogruppo di Lista per Ravenna, in un'interrogazione al sindaco perché trasmetta gli atti alla Procura. Quindi, da “disoccupata” Sefi si sarebbe fatta assumere dalla associazione Kayak del marito (con sede nella mitica non-palestra di Carraia Bezzi); il marito avrebbe «versato all'istituto di previdenza i dovuti contributi per 10 giornate lavorative. Dopodiché, a seguito del collocamento in aspettativa contemporaneo all'assunzione dell'incarico di assessore, è stato il Comune di Ravenna a versare tali contributi, fino alla cessazione dall'incarico il 7 maggio 2007, per un totale di 8.642 euro, pari a complessive 183 giornate lavorative», denuncia Ancisi. Peraltro, aggiunge malizioso il politico ex Udc: «Dal giorno dopo e fino ad oggi, non risulta all'istituto di previdenza alcun versamento di oneri previdenziali da parte dell'associazione Kayak per Idem; né, salvo pochissimi giorni nel 2009, altri rapporti di lavoro della Idem con altri soggetti. Se ne deduce che il rapporto di lavoro dipendente sia cessato nel momento in cui il Comune di Ravenna non poteva più corrispondere alcun onere di questo genere». Così «al sottoscritto sembra che sussistano elementi affinché la Procura valuti se l'assunzione, formalmente ineccepibile, sia stata in realtà fittizi e strumentale al fine di porre a carico dell'ente pubblico oneri previdenziali altrimenti non dovuti». Bang, un'altra fucilata al kayak governativo. Il consigliere Alberto Ancarani, Pdl, mi evoca, a chiosa etica, le parole della Idem a Concita De Gregorio: «Da ministro guadagno molto meno e vivo peggio». Non c'è dubbio. D'altronde Sefi la campionessa, bersaglio preferito di Beppe Grillo, evocata ironicamente dal Tea Party italiano come esempio di elusore fiscale perfetto contro lo Stato, catapultata dall'alto come “politico testimonial” d'etica; be', anche per il Pd locale sta diventando ingombrante. Piazzata dall'ex potente sindaco e senatore Vidmer Mercatali oggi in disgrazia, “spinta” alle dimissioni come assessore dall'attuale sindaco Matteucci, oggi Idem rischia che il luccichio delle sue 5 medaglie olimpiche venga offuscato. Dice Mario Pugliese della Voce di Romagna, che estrasse lo scoop sul ministro: «Ha sbagliato tutto. Prima il tentativo maldestro di ridimensionare la questione come un pretestuoso attacco politico, poi il rumoroso silenzio con la speranza (vana) che i riflettori dell'opinione pubblica si abbassassero inerzialmente. Poi la velina all'Ansa con la frase sibillina “ho dato mandato ai miei legali...”, messaggio intimidatorio. Infine, l'intervista - scontatissima - ma tardiva - a La Repubblica con l'amica Conchita ..». «La colpa è del marito, Cucci Guerrini. Vedrete sarà un problema anche per il loro matrimonio…», sospirano gli amici. Per ora il problema è di Enrico Letta. Per ora la Procura ha aperto un fascicolo.