Le tre Regioni-colabrodo: costano in stipendi più di tutto il resto d'Italia
Poi uno dice che è una fissazione. Razzismo antimeridionalista. Ossessione ideologica che nemmeno la Lega dura e pura delle sorgenti del Monviso (prima che Salvini edulcorasse il dogma padano in nome dello sbarco elettorale al Sud). In realtà è tutto molto più facile e il governatore Rosario Crocetta non se ne abbia a male gridando alla Trinacria ancora una volta vituperata: se la prenda piuttosto con la fregola per la trasparenza che ha preso il premier Matteo Renzi in questi giorni e che ha partorito il nuovissimo sito soldipubblici.gov.it, il portale che dovrebbe abbattere il muro di gomma che ha difeso per decenni gli sprechi della pubblica amministrazione italica, squadernando - voce per voce, dipartimento per dipartimento, ente per ente - la destinazione di ogni centesimo di spesa pubblica. Ecco, nonostante le lacune e gli strani coni d'ombra (vedi spese relative ai rom del Campidoglio) evidenziati da Franco Bechis su queste pagine, lo strumento nuovo di pacca ha fornito l'ennesima conferma: il carrozzone amministrativo del Sud dello Stivale ci costa un fottìo ogni anno. E la Sicilia si conferma la Regione più affamata di soldi pubblici, quelli che vengono drenati dalle tasse di tutti gli italiani. Di cosa parliamo questa volta? Trattasi di «competenze fisse per il personale a tempo indeterminato», ovvero dei soldi necessari per pagare gli stipendi all'esercito di 18mila assunti a palazzo dei Normanni: 575 milioni di euro per il solo 2014 (l'anno prima erano stati 656 milioni), ovvero 115 euro pro capite, escludendo i fondi per gli straordinari e le altre competenze, che pure ammontano a qualche decina di milioni. La cifra in sé, che ricorda il fatturato di una multinazionale, fa ancora più accapponare la pelle se confrontata con il totale: sì perché gli stanziamenti per gli stipendi dei dipendenti di tutte le Regioni - esclusa la Valle D'Aosta, non presente nell'elenco governativo - sono costati allo Stato (e quindi a noi) la bellezza di 1,5 miliardi in questi 12 mesi. Le spettanze per i dipendenti di Crocetta «pesano» quindi più di un terzo. Una bella cifretta, che - purtroppo - oltre a fare girare i santissimi non fa, perché quando si considera che la terra natìa del genio Pirandello occupa 66 funzionari per custodirne la casa avìta, oggi museo, ad Agrigento, uno è vaccinato a tutto. Ma non solo alla Sicilia va tirata addosso la croce. Nella classifica dello “spesometro” regionale al secondo posto si piazza la Campania, i cui dipendenti con posto fisso ci sono costati 140 milioni di euro, mentre la medaglia di bronzo va alla Sardegna, con 128 milioni di euro. A seguire Piemonte (96), Lazio (90), Friuli (88), Emilia (63), Puglia (59), Veneto (56), Toscana (49), Calabria (42), Abruzzo (38), Liguria (28), Umbria (27), Marche (27), Basilicata (20), Molise (16) e Trentino (8). Il vizio dello “scialo” siculo non si ferma però solo alle spese per gli stipendi. Dilettandosi a perfezionare i criteri di ricerca, soldipubblici.gov.it emette numerose altre certificazioni di spesa. Si guardi alla voce «spese per organi istituzionali», che raccoglie i trasferimenti per il funzionamento dell'Ars, il Parlamento regionale (la Sicilia è l'unica Regione in cui non c'è il Consiglio regionale): si tratta, per il 2014, di 137 milioni di euro. Una sberla confrontata alla quarantina di milioni spesi per far lavorare i consiglieri regionali della Campania e della Lombardia, e ai 18 milioni per i colleghi del Lazio (ma qui le spese pazze di Fiorito & C hanno contribuito a far stringere la cinghia con maggiore convinzione). Va detto che questa voce, solo per la Sicilia, racchiude anche stipendi e pensioni dei dipendenti, giustificandone in parte il volume (137 milioni, lo ricordiamo). Ma basta pensare ai 575 milioni per il personale regionale per non farsi venire sensi di colpa. Anche perché l'ente guidato dal Crocetta con il suo megafono colleziona record di spesa in un'infinità di altre categorie. Prendiamo ad esempio le incombenze per la cancelleria e materiale informatico (penne, gomme, carta eccetera): fino allo scorso novembre palazzo dei Normanni ha staccato assegni per 2,4 milioni di euro. Cifra che fa impallidire gli 800mila euro abbondanti spesi dalla Lombardia (e non è che il padano Maroni abbia bandito le biro dagli uffici) o i quattrocento mila della Campania e i 240mila della Regione Lazio. Pare anche che le missioni diplomatiche dalla Sicilia al resto d'Italia impattino mica poco sui bilanci: alla voce «indennità di missione e rimborsi spese» si legge infatti 3,6 milioni di euro, contro gli 1,1 della Lombardia e gli 800mila della Campania (ma per arrivare a Roma c'è un mare da attraversare, è bene ricordarlo). Altra voce in cui la Trinacria si distingue è quella delle «spese per liti (patrocino legale)»: 8,6 milioni nel 2014, lontani milioni dagli stanziamenti della Campania e della Lombardia. Che sia anche record di litigiosità? di Edoardo Cavadini