Forza Italia, la vecchia guardia contro il cerchio magico
ìDomani si ritroveranno tutti attorno ad un tavolo, quello della presidenza di Forza Italia, nella sala del parlamentino a Palazzo Grazioli. All'ordine del giorno dell'incontro fissato ieri ci sarà «l'analisi del voto», cioè della flessione, e non è escluso che arrivino lagnanze per i troppi “trombati”, le “triplette” di candidati che non hanno funzionato a dovere. Protagonista annunciato è Raffaele Fitto, che ha vinto la sua battaglia personale a suon di preferenze e staccato il competitor che Silvio Berlusconi avrebbe voluto coordinatore nazionale prima di Natale, cioè Giovanni Toti. L 'interessato smentisce di ambire a quel ruolo, ma certo il Cavaliere dovrà disegnare i nuovi organigrammi del partito e continua a restare vacante la casella di “responsabile organizzativo” del partito. Con l'ex ministro degli Affari regionali c'è l'intera classe dirigente azzurra del Mezzogiorno e delle Isole, che, a differenza di quanto accaduto altrove, può rivendicare una sostanziale tenuta del partito, che ha superato quota 20%. Fitto ha infatti incassato buoni risultati in Campania, grazie anche all'assist di un altro memro dell'ufficio di presidenza come Stefano Caldoro, e in Calabria, dove si è avvantaggiato del supporto di Pino Galati. Un primo segnale potrebbe venire nel caso il Cavaliere decida di sottoporre al voto la nomina di Maria Rosaria Rossi a tesoriere del partito: stavolta, come già accaduto nella prima riunione del Comitato di presidenza, il “cerchio magico” potrebbe finire in minoranza. Nessuno dei dirigenti azzurri, però, sembra intenzionato a scatenare subito una guerra. L'unico decisamente irritato è Gianfranco Miccichè, capolista per Forza Italia nelle Isole, che ha accettato il “sacrificio” dopo la richiesta del Cavaliere, ma che è finito terzo, con 50mila voti, nel limbo dei non eletti. I fedelissimi dell'uomo che fu protagonista del 61 a 0 di Forza Italia sul centronistra nell'Isola, già sottosegretario con Enrico Letta dimessosi dopo lo strappo di Ncd, accusano il coordinatore regionale siciliano, Vincenzo Gibino, di «boicottaggio». Lo scontro tra i due rischia di dilaniare ulteriormente il partito in una Regione “pericolosa”, visto che lì hanno il loro quartier generale Angelino Alfano e Renato Schifani. Per questa ragione molti si aspettano che il presidente azzurro, nel corso della riunione di domani, chiederà a Salvatore Cicu, secondo eletto, sardo, ex sottosegretario, di rimanere a Roma, “cedendo” il posto a Miccichè, che lo scorso febbraio non fu eletto in Parlamento. Non è detto che Cicu, primo europarlamentare di centrodestra sardo eletto da molte legislature, accetti. Se così fosse si aprirebbe la strada a un'altra “opzione” per Roma, quella proprio di Raffaele Fitto. L'ex leader dei lealisti ripete di avere «messo a disposizione» del partito le sue dimissioni da deputato e di essere pronto ad accettare l'incarico a Strasburgo, ma, con ogni probabilità, non sarebbe dispiaciuto di restare al suo posto in Italia, più “centrale” rispetto alla politica nazionale. Paolo Emilio Russo