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Monti non si fida di Fini e centrini 

Giulio Bucchi
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  Il Porcellum incastra Mario Monti. La "salita in politica" del Professore non sarà senza ostacoli né imboscate, perché circondato com'è dagli entusiasmi di tanti (di troppi?), compreso il Vaticano, il premier dovrà stare attento a chi imbarca. L'ex Pd Pietro Ichino, fresco aggregato alla squadra di Montezemolo e Casini, assicura che sul carro non saliranno i protagonisti di Prima e Seconda Repubblica: "Le liste poi saranno passate al vaglio di Monti per evitare che sotto l'agenda Monti si possa riciclare la vecchia politica”, ha detto il giuslavorista a Tgcom24. Il guaio è che, per aggirare i rischi del sistema elettorale, servirà un listone unico: “Al Senato - spiega ancora Ichino - sarà una lista unica per l'agenda Monti perché la legge elettorale per il Senato costringe a questa scelta, ma io so che si sta lavorando per arrivare allo stesso risultato per la Camera. Il nome di Monti sulla lista? Ci sarà l'indicazione per l'agenda Monti”. Nomi sì, nomi no - Insomma, il prof ci metterà il proprio nome anche se fisicamente non sarà candidato. Ma occhio, perché Luca Cordero di Montezemolo, Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini premono per liste "federate" per mantenere in vita i propri nuclei e, naturalmente, candidati. Se così sarà, in ogni caso Monti si affiderà totalmente alla macchina organizzativa di Italia Futura, imbottendo il movimento-lista di Montezemolo di fedelissimi suoi e di mister Ferrari: da Andrea Riccardi a Corrado Passera, da Andrea Olivero a Lorenzo Dellai, più i fuggitivi di destra e sinistra, Ichino, Frattini e Cazzola in testa. Sarà questione di numeri, sondaggi ed equilibri da fare con il bilancino. Secondo gli ultimi rilevamenti, un eventuale listone darebbe a Monti il 20%, ma se il Porcellum obbligherà alla lista unica a Camera e Senato dovrà prendersi la responsabilità di dire a Casini e Fini di lasciare a casa Buttiglione, Cesa, Bocchino e compagnia. Ne avrà la forza?  

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