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Napolitano ha già deciso:Bersani a Palazzo Chigi,Monti al Quirinale

Il capo dello Stato stoppa Casini, Montezemolo e i piani di larghe intese: "Monti è già senatore a vita, non si può candidare e liste a sue nome senza senso"

Matteo Legnani
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Monti sul Colle, Bersani a Palazzo Chigi, Vendola vicepremier: questo il futuro da incubo che si delinea nei prossimi mesi, dopo che i sogni di gloria di Pier Ferdinando Casini e Luca di Montezemolo, ma anche di Andrea Riccardi e di tanti tecnici montiani, sono stati spazzati via dall'intervento del capo dello stato. Ha voglia, Casini, di strillare che lui la "lista Monti" la farà lo stesso. Panchinato, spazzato via dalle parole di Napolitano, che ha detto che il premier in carica "è già senatore a vita e quindi non può essere candidato. Nè - ha proseguito Re Giorgio - hanno molto senso liste che si ispirino a Monti o che portino il suo nome". Così parlando, il presidente ha spazzato via il centro e le ipotesi di "larghe intese" dopo il voto, legittimando in modo perentorio il successo di Bersani (o di chi dovesse vincere le primarie del centrosinistra) come l'unico istituzionalmente corretto. Certo, ha detto che l'attuale premier portà essere coinvolto in consultazioni per la formazione del governo "in una fase successiva" al voto. Ma questo è, nelle sue intenzioni, lo scenario "di riserva". Assai improbabile se, come pare, si andrà a votare con il "porcellum" che garantirà il premio di maggioranza a Bersani e soci, che sono dati al 35% e quindi potranno governare godendo di una larga maggioranza (chi di porcellum ferisce di porcellum perisce, verrebbe da dire). A quel punto, a Napolitano non resterà che orchestrare il dopo-voto. Come? A spiegarlo è stato sempre oggi lo stesso Bersani, il quale si è detto sicuro che Monti continuerà nella sua opera di servizio al Paese. Dal Quirinale, come successore dello stesso Napolitano.

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