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La sfida di Libero ai partiti: mostrateci tutti i bilanci

Lucia Esposito
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  di Franco Bechis Il messaggio è partito fra mercoledì e ieri dalla mia posta elettronica destinato a tutti i capigruppo delle Regioni italiane, a quelli di Camera e Senato, e sta arrivando nella casella di posta elettronica anche a tutti i responsabili dei gruppi consiliari delle province. «Gentile consigliere, cogliendo l'unanime esecrazione di quel che è avvenuto in Regione Lazio, e il desiderio di trasparenza e legalità che attraversa tutti i partiti nelle dichiarazioni pubbliche, chiedo una collaborazione a questa opera di trasparenza e quindi di inviarmi per la pubblicazione sul quotidiano Libero il rendiconto il più possibile dettagliato delle spese 2011 del gruppo da lei rappresentato. Certi della collaborazione in tempi brevi, Le faccio presente che verrà pubblicata qualsiasi tipo di risposta a questa richiesta. Compresa la non risposta, che inevitabilmente verrebbe interpretata dall'opinione pubblica come desiderio di opacità su quelle spese, tanto più che molti stanno inviando resoconti con l'elenco dettagliato delle spese (anche 20-25 pagine di allegato), evidentemente ben consci di come la trasparenza possa aiutare a superare questo momento di grave sfiducia nella politica e nelle istituzioni. Certo della collaborazione, ringrazio anticipatamente con i migliori saluti». Siccome in calce ho messo il mio numero di telefonino, da due giorni passo il tempo a rispondere. «Pronto? È lei dottore? Sono il capogruppo della regione... Ho letto il suo messaggio... mi scusi sono dal dentista per un intervento un po' lungo. Io voglio rispondere, ma ho bisogno di tempo. Vorrei solo non finire nella lista degli opachi…». Ma certo, si aspetterà! Poco dopo altro capogruppo di una piccola Regione del Sud: «Mi scusi, ma io sono stato eletto da poco. Non ho tutte le carte che le servono. Debbo parlare con il commercialista e riunirle. Mi serve qualche giorno. Ma non è una scusa: noi non siamo opachi...». Ieri mi ha telefonato la capogruppo dell'Italia dei Valori della Toscana: «Le sto preparando un Dhl con tutte le fatture. Per ragioni di privacy ho sbianchettato il nome di alcune società destinatarie o il nome dell'albergo dove abbiamo dormito. Però le mando tutto». Il gruppo Idv del Veneto ha fatto di più: intanto che c'era ha messo tutti i conti on line, perfino le fresche buste paga di settembre dei suoi consiglieri. Da anni provavo a sapere qualcosa di quel canale misterioso di finanziamento ai gruppi che talvolta si trasforma in finanziamento al partito, altre volte alle tasche del consigliere che arrotonda lo stipendio. Ma ho sempre trovato un muro di silenzio, con poche eccezioni. Qualcuno qua e là metteva i conti sui propri siti Internet (lo fanno tutti gli eletti del Movimento 5 stelle), solo la Regione Abruzzo aveva istituzionalizzato dal 2009 la pubblicazione online dei rendiconti di tutti i gruppi consiliari (ma quelli del 2011 non ci sono), tutti gli altri nulla.  Lo scandalo di Franco Fiorito e le malversazioni emerse con chiarezza nel consiglio regionale del Lazio almeno a questo sono servite. Avessi mandato quella mail un anno fa, nessuno mi avrebbe risposto. Ieri sera avevo sulla mia scrivania dopo 24 ore i bilanci di 67 gruppi consiliari, e continuano ad arrivarne ogni ora (ne daremo conto nei prossimi giorni sia sul giornale che sul sito Internet www.liberoquotidiano.it). Tutti fanno a gara per dimostrare di non essere come Fiorito, che il caso Lazio non ha paragoni nel resto di Italia. Finalmente possiamo ricostruire che cosa accade dei 200 milioni annui di fondi segreti alla politica. Solo il grande palazzo è davvero sordo, ed è un peccato. A Camera e Senato vengono girati ai gruppi più di 70 milioni di euro all'anno. Ho inviato la richiesta di avere quei bilanci a tutti e otto i capogruppo della Camera e agli otto loro colleghi del Senato. In 15 non mi hanno nemmeno degnato di una risposta. Uno solo - Pasquale Viespoli, capogruppo di Coesione nazionale a palazzo Madama, ha annunciato un invio che al momento non c'è stato. Eppure una settimana fa erano tutti uniti alla Camera a gridare «trasparenza». Una sceneggiata. Al momento lì siamo in piena opacità. Come alla provincia di Roma guidata da Nicola Zingaretti, unico altro ente in cui nessuno ha finora risposto.  

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