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Ruby Rubacuori dalla "A" alla "Z"La cronaca alfabetica dell'udienza

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Ruby Rubacuori

Da "Arcore" fino a "zelo" (quello delle toghe che l'hanno fatta parlare sei ore per ascoltare una storia già sentita mille volte). Tutte le lettere del bunga bunga

Andrea Tempestini
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di Andrea Tempestini @antempestini Il grande giorno di Ruby Rubacuori a Palazzo di Giustizia, Milano, il fortino di Ilda Boccassini, l'inferno di Silvio Berlusconi. Karima è stata sentita in qualità di testimone nel filone del processo Ruby 2, dove sono imputati Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. Una testimonianza fiume, durata sei ore. Il pool meneghino si è sentuto ripetere che "no, non ho mai fatto sesso a pagamento col presidente Berlusconi" e che il "bunga bunga", nell'accezione più piccante del termine, era un "balletto sensuale in biancheria intima", e non le orge su cui si ricama da anni. Una tempesta di agenzie stampa, di frasi, di dichiarazioni, di parole, accuse e difese. Di seguito la giornata di Ruby in aula viene sintetizzata seguendo uno schema meramente alfabetico: per ogni lettera, un punto della deposizione. A come Arcore - Un atto dovuto. Arcore, l'epicentro di tutte le presunte malefatte. Il luogo proibito. Il magnete che attira l'attenzione delle "toghe guardone". "Che sorpresa fu trovarmi ad Arcore, nella casa del presidente del Consiglio. Non mi sembrava vero, era una cosa stranissima", dice Ruby in aula. B come Berlusconi - Un altro atto dovuto. L'uomo nel mirino delle toghe: "Prostituzione minorile", grida Ilda. Il Cav che, rocambolescamente, ha tirato Ruby fuori dalla questura, per poi chiederle: "Perché mi ha detto tutte queste cavolate?". Si riferiva alle balle sull'età e alla parentela con Mubarak (farlocca). C come Centro Estetico - Il ragioniere di Silvio, Mister Spinelli: "Mi diede 30mila euro in contanti per aprire un centro estetico in via della Spiga a Milano". D come Duemilaenove - Anno di grazia in cui Ruby partecipò al siculo concorso di bellezza in cui Emilio Fede la notò. "Firmai da sola il modulo per partecipare al concorso, inventandomi il nome di un adulto perché non avevo l'autorizzazione dei miei genitori". E come Euro - Una pioggia di denari, quella di cui avrebbe goduto Ruby secondo i pm. Somme molto meno iperuraniche, secondo quanto da lei testimoniato: "Il presidente al termine della serata mi diede una busta. Dentro c'erano circa 3mila euro". F come Fede - Il fido Emilio, il grande "introduttore": "Vieni fuori dall'ufficio, c'è una macchina che ti aspetta". Ruby uscì, prese la macchina, e su quella stessa macchina, all'altezza di Palazzo dei Cigni, salì Emilio Fede. "Quella fu la prima volta in cui andai ad Arcore".  G come grigio - Il colore del "sobrio abito" con cui Karima, accompagnata dal Luca Risso, si è presentata al Palazzo di Giustizia di Milano per la sua prima assoluta come teste. H come Hollywood - "Quella sera volevo andare all'Hollywood", dice Ruby. Voleva vedere il suo amato, al quale aveva comprato "un cuore, per portarglierlo, e cercare di tornare insieme a lui". Ma si è ritrovata ad Arcore. I come Ilda - La rossa Boccassini imitata della Polanco parruccata (ahinoi mai vista, soltanto immaginata), la rossa Ilda ossessionata da Silvio, la rossa Ilda che scivola su Ruby, la marocchina dalla "malizia orientale" che, però, orientale non è. L come Lele - L'agente dei Vip il cui impero, ora, è crollato. Il Lele a cui Ruby disse "di avere 19-20 anni. Alla sua agenzia presentai un curriculum falso". M come Mubarak - "Dissi tante cavolate", spiega Karima. Tra queste, quella arcinota, la madre di tutte le balle: "Sono la nipote di Mubarak". N come Nicole - Cuore pulsante del processo, Nicole (Minetti) che andò a raccattare Karima in Questura. "Minetti era vestita da suora - dice Ruby parlando delle cene di Arcore -, a un certo punto, mentre ballava, si è tolta i vestiti ed è rimasta in biancheria intima". Questo il top erotico del "bunga bunga". O come Obama - Oppure "O" come "P" di Polanco, la prossima lettera. Marysthelle, infatti, non "era" solo Boccassini. Era anche Obama: "Si travestiva come il presidente degli Stati Uniti". Sono tutti e due "abbronzati", direbbe il Cav. P come Polanco - La carioca Marysthelle, incarnazione arcoriana del burlesque: "Era travestita da Boccassini. Non sapevo chi fosse all'epoca, ora lo so. Aveva una toga e una parrucca rossa" (quando non faceva Obama). Q come Questura - Quella Questura che Ruby lasciò grazie all'intercessione del Cav. "Dopo essere uscita ho parlato al telefono con il presidente". Prima, quando stava dentro, "ho visto Nicole Minetti, Michelle Conceicao e Miriam Loddo". In Questura, con i funzionari, parlò dell'eventualità di tornare in comunità, "per questo mi ricordo che ho pianto". R come retromarcia - Ruby accusa i pm di Milano: "Mi avete interrogato senza verbalizzare le dichiarazioni". Poi, appunto, fa retromarcia e lima l'accusa: "Rileggendo i verbali mi sembra che manchino delle cose". E' il clima di "pacificazione nazionale": anche Karima abbassa i toni. S come sesso - "Balli sensuali - dice Ruby -, ma non ho mai visto contatti fisici. Niente sesso, ad Arcore". Per la disperazione dei voyeuristi. T come telefonate - Quelle chiamate in cui Ruby raccontava "di cifre enormi, dai tre ai sei milioni, che Berlusconi mi avrebbe dato". Ma perché, signorina El Mahroug? "Così, per vantarmi". U come udienza - La prima, per Ruby: un esordio assoluto, in aula in veste di testimone. Ruby, la parte lesa che lesa non appare. V come verità - "Non siamo in una trasmissione tv", disse il giudice Annamaria Gatto ribattendo alle accuse di Ruby ("Non avete verbalizzato le dichiarazioni"). Non siamo in tv "e dobbiamo accertare la verità". Oppure "dobbiamo cavartela fuori?". Legittimo sospetto. Z come Zelo - Quello dei pm, che hanno tenuto Ruby al banco dei testimoni per sei ore sei. Trecentosessanta minuti per sentire una storia che avevamo già ascoltato almeno trecentosessanta volte.

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