Mafia Capitale, indagato un collaboratore dell'ex ministro Kyenge
E' indagato anche un collaboratore dell'ex ministro Cécile Kyenge, finito nell'inchiesta Mafia Capitale. L'uomo è infatti stato contattato dalla banda capeggiata dall'ex Nar, Massimo Carminati, e dall'imprenditore Salvatore Buzzi. Riporta il Corriere della Sera che nella strategia di infiltrazione nelle istituzioni romane, Campidoglio in primis, Luca Gramazio, consigliere regionale del Pdl, avrebbe tentato di truccare le elezioni regionali del 2013 proprio per continuare a gestire gli affari. Ma la banda si sarebbe mossa anche a livelli più alti rispetto al Campidoglio, riuscendo ad arrivare ad un collaboratore dell'ex ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge per tentare di entrare nel Centro di accoglienza di Mineo, in Sicilia. Per questo motivo ora il dirigente della presidenza del Consiglio è finito sotto inchiesta. L'ex ministro non ci sta - "Rispetto alle notizie di stampa emerse nelle ultime ore, tengo a precisare che nel corso del mio mandato non ho avuto 'collaboratori' che figurano attualmente tra gli iscritti nel registro degli indagati nell'inchiesta romana sulle infiltrazioni mafiose". L'ex ministro per l'Integrazione, Cècile Kyenge, respinge tutte le accuse al mittente. "Diversamente -aggiunge- tra gli indagati figura una dirigente della presidenza del Consiglio, giunta alla segreteria tecnica della Commissione per le Adozioni internazionali nel corso del mandato del mio predecessore e che ha proseguito nel proprio incarico anche dopo la mia uscita dal governo. Come è ben noto gli incarichi di dirigenti in ruolo vengono assegnati tramite concorso pubblico e non sono imputabili direttamente alla politica. Esistono uffici che affiancano il lavoro dei ministeri e non tutti i ruoli al loro interno sono riconducibili al ministro di turno. Gli unici collaboratori diretti di un ministro sono riferiti all'Ufficio di gabinetto, alla segreteria e all'Ufficio legislativo". "Non informare correttamente facendo un tuttuno tra questi ruoli fiduciari e di diretta collaborazione di un ministro e ad altre figure tecniche -conclude Kyenge- come è di tutta evidenza può assumere un carattere diffamatorio. Come ha detto il cardinale Bagnasco oggi, facciamo sì che 'gli scandali non oscurino gli onesti'".