Alluvione, l'uomo di Burlando spinge il cemento rosso
La polemica tra il premier Renzi e il governatore della Liguria Claudio Burlando sulle politiche del territorio degli ultimi vent'anni più o meno “da rottamare” si arricchisce di un nuovo capitolo. Abbastanza sorprendente. Infatti l'amore per cemento e asfalto degli amministratori liguri sembra confermato dalle parole di uno dei collaboratori più stretti di Burlando: Giovanni Battista Poggi, detto Gian, direttore generale del nevralgico Dipartimento programmi generali, porti, trasporti, lavori pubblici ed edilizia. Il quale il 31 ottobre scorso, in piena notte, ha inviato una mail furente ad alcuni dirigenti del suo settore e dell'Ambiente, compreso il direttore generale Gabriella Minervini. Politiche ambientali - Tra i destinatari della missiva c'era anche Nicoletta Faraldi, responsabile dell'ufficio Valutazione impatto ambientale, la stessa che il 21 ottobre ha ritenuto inammissibile una variante per un mega progetto commerciale richiesta dalla Talea spa, l'immobiliare della Coop Liguria e che il 6 novembre è stata sollevata dall'incarico. Con lei e gli altri Gian Poggi ha perso la pazienza, accusandoli di rallentare le grandi opere: «Se si bloccano perdono il lavoro decine di poveracci che non hanno alcuna possibilità di trovare un altro impiego, dato (che, ndr) il settore edilizio è ormai morto, in gran parte in conseguenza delle politiche ambientali e regionali (ma forse, anziché politiche è più opportuno definirle vessazioni)». Poggi, come un magutt qualsiasi, ritiene le «politiche ambientali» persecutorie. Una frase che in Liguria, la regione della “rapallizzazione” e delle case costruite dentro ai greti dei fiumi, suona stonata, in particolare se scritta tra l'alluvione del 9 ottobre e quella del 15 novembre. Nella mail Poggi liquida le attività dei colleghi come «rituali di scarsa o nulla utilità» e li minaccia: «Preso atto della vostra assoluta refrattarietà alla collaborazione (…) vi guarderò andare alla deriva, assistendo impassibile». Non sappiamo se a far fumare le narici di Poggi sia stata Faraldi. Grandi opere - Dalla lettera risulta che Poggi sia arrabbiato anche per altri motivi, in particolare per alcuni pareri sullo smaltimento di terre e rocce da scavo: «Concludo puntualizzando che l'approvazione del Piano urbanistico territoriale delle 3 grandi opere pubbliche in corso di realizzazione in Liguria (nodo ferroviario di Genova, Aurelia Bis di Savona e Aurelia Bis di Imperia) sono nella sostanza atti dovuti essendo conseguenti a Via regolarmente approvate e riguardando opere appaltate con rilevante impegno di denaro pubblico, per cui le manfrine (…) non sono belle né giustificate». Le opere cui si riferisce Poggi sono state appaltate ad aziende considerate vicine al centro-sinistra. Il nodo ferroviario è stato assegnato al consorzio di imprese Eureca International composto da due cooperative emiliane (la Cmb di Carpi e la Unieco di Reggio Emilia) oltre che dalla Clf, società a capitale misto di Unieco e dell'olandese Strukton. I lavori sono ripartiti dopo un lungo contenzioso a causa dei costi cresciuti in corsa di circa 150 milioni di euro. L'Aurelia bis è invece un progetto affidato al colosso delle costruzioni Cmc, cooperativa di Ravenna, e alla Itinera di Tortona (Gruppo Gavio, già coinvolto nella compravendita delle azioni della Milano-Serravalle con la provincia milanese a guida diessina). L'Aurelia - Però l'Aurelia bis non convince tutti. La consigliera regionale del Misto Raffaella Della Bianca la settimana scorsa ha presentato un esposto in procura a Savona: «Il progetto esecutivo ha seri problemi e non risolve il problema del traffico per il quale è stato pensato e finanziato». L'ultima battuta tocca a Faraldi, la dirigente trasferita: «Ho saputo del mio spostamento da un collaboratore e nessuno mi ha chiesto un parere. Se questo trattamento è legato alla bocciatura di alcune pratiche? Potrebbe essere. La cosa certa è che le valutazioni d'impatto ambientale sono una cosa seria, soprattutto in una regione fragile come la Liguria, e non è accettabile accelerarle eccessivamente per nessun interesse al mondo». di Giacomo Amadori