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Sallusti, concessi i domiciliari

Lucia Esposito
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"Ricevuto ordine di arresto domiciliare". E' il messaggio che il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, scrive su twitter, prima che la versione online della sua testata commentasse: "Vergogna compiuta". Il Tribunale di Sorveglianza ha deciso a metà mattinata. Il direttore che ha sempre detto di voler continuare a lavorare, invece, non potrà farlo. E' quanto risulta dal provvedimento firmato dal Giudice della sorveglianza, Guido Brambilla, che ha accolto la richiesta del procuratore Edmondo Bruti Liberati di disporre i domiciliari per il direttore del giornale. Nei prossimi giorni, il giornalista potrà tuttavia chiedere allo stesso giudice della sorveglianza di poter recarsi sul posto di lavoro e continuare a svolgere la sua professione. E' finito così il siparietto di una politica capace soltanto di fare proclami ma sostanzialmente incapace di salvare un uomo condannato per un articolo che non ha mai scritto. La vicenda riguarda un articolo pubblicato sul quotidiano Libero nel 2009 firmato da Renato Farina sotto lo pseudonimo di Dreyfus. Un articolo che i giudici hanno considerato diffamatorio condannandolo a 14 mesi.  Il provvedimento non prevede deroghe né la possibilità di incontrare estranei: eventuali deroghe verranno decise dal giudice Brambilla se e quando Sallusti ne farà domanda.  Il provvedimento - Nel suo provvedimento Brambilla non entra nel merito della decisione di Edmondo Bruti Liberati, procuratore capo, di sospendere l'esecuzione della pena: la decisione, cioè , che nei giorni scorsi tante critiche ha sollevato all'interno della Procura, e che ha visto Bruti sostanzialmente isolato. Brambilla si limita a verificare che nel caso di Sallusti ricorrono tutti i requisiti per applicare la cosiddetta legge svuota carceri nonostante che il direttore del Giornale abbia fin dall'inizio rifiutato qualunque beneficio e qualunque trattamento preferenziale rispetto agli altri condannati in condizioni simili alle sue. "Non voglio essere un privilegiato" - "Io rifiuto gli arresti domiciliari", ha detto  Sallusti. Il direttore chiede che gli venga applicata la pena detentiva in carcere, non vuole essere considerato un privilegiato. Dice: "Chiedo che venga applicata la pena che è stata irrogata. Se il rifiuto prefigura il reato di evasione, si intervenga perché non sia commesso:  "Se la Severino fosse il ministro  degli italiani e non dei magistrati, manderebbe qualcuno per  controllare questa sentenza" incalza il direttore. Poi, rivolgendosi al procuratore capo di Milano dice:  "Mi mandi oggi i carabinieri e mi portino in carcere". Il direttore attacca i magistrati e definisce "una porcata"  la   sentenza di condanna di diffamazione nei suoi confronti e insiste: "Se ho commesso una colpa grave mettetemi   in carcere. Io mi rifiuto di essere arruolato nella casta, accettare   questo privilegio sarebbe una vergogna".   La successione - E' un attacco duirissimo, incalzante, quello di Sallusti: "Se non mi portano in carcere ritengo il procuratore  capo Bruti Liberati complice". Sallusti ricorda che la sentenza è basata su dei falsi. "Per questo ho chiesto al ministro Severino di mandare un'ispezione". Quello che il direttore contesta è che da una prima sentenza pari a una multa di 5 mila euro si passa a una condanna di 14 mesi. "Uno dei due magistrati dovrebbe essere licenziato per manifesta incapacità". Il direttore del quotidiano ricorda di non avere chiesto i domiciliari nè di volersi sottrarre alla pena e in attesa che la misura venga applicata 'affida' a Nicola Porro il Giornale di via Negri.

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