Nel 2030 pensioni da 700 € al mese:sarà un'Italia di straccioni
L'allarme lanciato dal ministero del Lavoro tedesco ma da noi sarà anche peggio
Se da stipendiati vi sembra di essere poveri o comunque fate fatica a tirare a fine mese, non lamentatevi. Perché il peggio arriverà tra qualche anno, quando andrete in pensione. Secondo i dati del ministero del Lavoro tedesco a partire dal 2030, un terzo dei pensionati riceveranno circa 688 lordi al mese. Ma attenzione: qui non si parla di lavoratori part time ma dipendenti a tempo pieno che per 35 anni hanno guadagnato 2.500 euro al mese. Per molti tedeschi, che pure hanno stipendi mediamente più alti di quelli italiani, sarà molto dura. Di conseguenza, per noi si profila un futuro da barboni. Il sistema previdenziale tedesco è diverso da quello italiano, tuttavia è ipotizzabile che anche per noi si prospetta una vecchiaia poco sicura da un punto di vista economico. Scenari foschi ll sito del Fatto Quotidiano riporta l'intervista a Temistocle Bussino, docente della Bocconi che sipega come per avere una pensione dignitosa, il lavoratore italiano dovrà versare nel corso della sua vita lavorativa almeno 300-400 mila euro di contributi. "Ma una cifra del genere è difficilmente raggiungibile per un dipendente, per chi ha contratti di lavoro è completamente impossibile. Allo stato attuale delle cose, ma è molto probabile che cambino da qui al 2030, la pensione è inferiore al 50% dell'ultimo stipendio percepito". Insomma, andremo in pensione da poveri. E parte della responsabilità, oltre che al nostro sistema pensionistico, può essere attribuita al governo di Romano Prodi che, nel 2006, per vincere le elezioni promise di cancellare la riforma Maroni che, dal 2008, avrebbe aumentato di tre anni l'età minima per andare in pensione. Il governo Prodi mantenne la promessa. "Con un costo per il sistema previdenziale di circa 10 miliari nell'arco di un decennio", ricorda nell'editoriale di oggi, martedì 4 settembre, Francesco Giavazzi nell'editoriale sul Corriere della Sera. Un costo che tra riforme passate, presenti e future, rischia di rendere le pensioni dei prossimi decenni ancor più eisgue di quanto lo siano oggi.