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Monti ha voglia di restare premier: "I partiti litigano e basta..."

Giulio Bucchi
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Di lavoro da fare, Mario Monti lo sa, ce n'è ancora tanto, specialmente sul fronte interno, perché "i compiti, come gli esami, non finiscono mai". Il prossimo è l'approvazione della sempre più indecifrabile spending review (oggi è passata al Senato, giovedì o venerdì alla Camera con fiducia), che assicura il premier "non sarà una manovra bis". Il clima, in Parlamento, è incandescente e non per i tagli alla spesa pubblica. Lo scontro tra Pd e Pdl è feroce sulla riforma delle legge elettorale, e il professore invita i partiti a "evitare la rissa permanente". "Lo scenario peggiore - spiega il premier - sarebbe un ritorno al voto a scadenza naturale (nell'aprile 2013, ndr) ma in un clima di rissa disortinata tra partiti e senza una nuova legge elettorale. Bisogna seguire il monito di Napolitano". Monti, di fatto, fa suo l'appello del presidente della Repubblica che si è premurato di precisare che sulle eventuali elezioni anticipate la decisione spetterà al Quirinale. Per ora, solo rissa e incertezza: "Sarebbe una combinazione - ha continuato Monti - che darebbe ai cittadini, ahimè, la sensazione, forse fondata, che la politica ha fatto grandi sforzi per sostenere in Parlamento questo governo, che ha preso decisioni impopolari, ma non ha fatto i compiti in casa propria riformando se stessa. E i mercati internazionali sarebbero legittimati a nutrire scetticismo su quello che viene dopo questo governo". Insomma, la carta da giocare contro gli sciacalli dello spread sarebbe sempre e soltanto una: quella di un Monti bis. Ma quando gli chiedono se scenderà in campo, il professore ribatte: "Sono sempre sordo a questa domanda". Pretattica in vista dell'autunno caldo?  

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