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Italia, confermata la recessionePil mai così male dal 2009

Nei primi tre mesi dell'anno il prodotto interno lordo si è contratto dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti e dell'1,3% su base annua

Lucia Esposito
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  L'Italia è in recessione, il costo della vita è aumentato così come la benzina, +20% in un anno. Nei primi tre mesi del 2012 il prodotto interno lordo si è contratto dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti e dell'1,3% su base annua. Ciliegine sulla torta: l'Iva salirà con ogni probabilità al 23% in autunno, e coronerà altre due stangate mica da ridere come la nuova Imu su prima e seconda casa e i rincari sulle Rc Auto, le cui aliquote saranno alzate dalle province. Come se non bastasse, al quadro a tinte foschissime si aggiunge un dato inquietante sottolineato da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera: ogni italiano spende 2.849 euro per i dipendenti pubblici, più di quanto facciano tedeschi, greci e spagnoli. Quasi una sovrattassa, considerati efficienza e livello dei servizi decisamente inferiori agli standard europei. Dati pesanti - Quanto comunicato dall'Istat sul Pil è pesante: si tratta del terzo trimestre consecutivo in negativo, dopo il -0,2% del terzo trimestre del 2011 e il -0,7% del quarto. Il risultato congiunturale, sintesi di un aumento del valore aggiunto dell'agricoltura e di una diminuzione di quello dell'industria e dei servizi, è il peggiore dal primo trimestre del 2009, quando si registrò un calo del 3,5% sui tre mesi precedenti. Il primo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più rispetto sia al trimestre precedente sia al primo trimestre del 2011. La crescita acquisita per il 2012 è pari a -1,3%. Nello stesso periodo il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,5% negli Stati Uniti ed è diminuito dello 0,2% nel Regno Unito. In termini tendenziali, il Pil è aumentato del 2,1% negli Stati Uniti ed è rimasto stazionario nel Regno Unito. I flop del professore - Insomma: niente tagli alla spesa e agli sprechi, con l'apparato-Stato che costa troppo e non rende. Il rigore e l'austerità che, invece di far migliorare le condizioni dell'ammalato, lo riducono allo stremo a suon di recessione. Lo ha detto anche Moody's, abbassando il rating di 26 banche italiane sottolineando come la colpa sia un combinato tra congiuntura internazionale e cura del governo. E che la strada imboccata, invece di portare a crescita e ripresa, conduca diritto al baratro sembra prospettarlo anche il mondo della finanza. La Consob ha avvertito di non essere vincolati alla dittatura dello spread, eppure Monti e il viceministro all'Economia Vittorio Grilli sono guidati dall'incubo del rapporto tra Btp e Bund tedeschi, ormai stabilmente sopra quota 400. Vero è che più sale il differenziale e più l'Italia dovrà pagare in interessi (soldi che vanno in fumo, letteralmente). Ma puntare tutto sullo stringere la cinta a lungo andare soffoca. Ieri Piazza Affari ha chiuso in rosso, oggi sembra andare meglio ma il clima è teso. E non aiutano certo i dati sul debito pubblico che a marzo è salito alla soglia record di 1.946,083 miliardi di euro. I tagli, da soli, non bastano. Specie se mal indirizzati, poco coraggiosi o affidati a un badante dei tecnici come Enrico Bondi, il commissario straordinario che dovrà tirar fuori 2,4 miliardi dalla spending review entro autunno. Buona fortuna.  

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