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Vaticano, Papa Francesco e la profezia di Giovanni Paolo II: vent'anni fa, il clamoroso attacco alla chiesa di sinistra

Giulio Bucchi
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La condanna che Papa Giovanni Paolo II scrisse nel 1998 suona attualissima anche 20 anni dopo. E sul banco degli imputati non ci può non finire Papa Francesco e tutta quella parte di Chiesa che guarda con simpatia al laicismo, una deriva quasi eretica.  Leggi anche: Trema il Vaticano, la resa dei conti di Bergoglio nello Ior Nella sua epocale enciclica Fides et ratio, Papa Wojtyla recuperava lo spirito di Papa Pio XI e Pio XII e demoliva punto per punto il pensiero dominante uscito dal Concilio Vaticano II. A partire dagli anni Sessanta, infatti, la Chiesa aveva deciso di "buttarsi a sinistra", seguendo il senso della storia. Risultato: un clamoroso, drammatico scollamento, come ricorda La Verità, tra l'insegnamento del Vangelo e le avanguardie del cattolicesimo, neomodernismo in testa. La convinzione era che non è Dio a giudicare l'uomo, ma l'esatto contrario, e che il mondo cattolico non abbia più l'autorità per criticare l'andamento generale della società, della politica e della storia. Vietato condannare il comunismo, le eresie, il materialismo. Giovanni Paolo II si ribellò a questa ondata di storicismo, scientismo, neopositivismo, pragmatismo e nichilismo e a una Chiesa che si stava trasformando, sintetizza La Verità, in "una immensa onlus umanitaria che guarda ineluttabilmente in avanti e a sinistra". Esattamente quello che continuano a fare Bergoglio e i suoi più strenui sostenitori.

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