I tre urli di Regeni. Le ultime parole di Giulio: le grida prima di morire
Gli aguzzini di Giulio Regeni hanno continuato a torturarlo anche quando nei suoi ultimi minuti di vita avrebbe urlato per ben tre volte: "Sono un italiano, sono un italiano, sono un italiano". A rivelarlo è il Tempo che cita fonti vicini alla squadra di inquirenti italo-egiziana, impegnata a far luce sui responsabili dell'omicidio del giovane ricercatore friulano scomparso il 25 gennaio scorso e ritrovato il 3 febbraio in un fossato alla periferia de Il Cairo. Il suo corpo era lavato e vestito, indossava gli stessi abiti che aveva quando è sparito, il che sembra confermare l'ipotesi che qualcuno ha provato in tutti i modi a far sparire le tracce dei responsabili e complicare le indagini. Colpevoli - Le fonti consultate dal Tempo mantengono il massimo riserbo su chi possa aver ucciso Regeni per non compromettere le indagini. Gli inquirenti stanno raccogliendo indicazioni da collaboratori che appartengono alla fitta rete di informatori, aggiungendo ogni giorno dettagli preziosi su personaggi ancora troppo oscuri. Forse erano uomini legati ai servizi segreti interni, più probabilmente vicini a Fratelli musulmani. Quel che sembra sempre più certa è la dinamica del rapimento e dell'interrogatorio: Regeni è stato messo sotto torchio perché sospettato di avere informazioni utili, viste le sue frequentazioni con i movimenti oppositori del governo. In quella cella però, la situazione è sfuggita di mano. E non è bastato per il ragazzo dichiarare la sua nazionalità, già nota ai suoi aguzzini visto che aveva il passaporto con sé. I sospetti