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Commerzbank: "Patrimoniale del 15% sui conti correnti italiani"

Angela Merkel

Andrea Tempestini
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  A Cipro le banche resteranno chiuse fino a giovedì: sugli istituti aleggia lo spettro del prelievo forzoso sui conti correnti. Giù le saracinesche, dunque, per evitare che tutta la liquidità dei correntisti venga prelevata. Il panico, nel frattempo, contagia i Paesi europei. Le Borse in apertura tracollano, per poi limare le perdite nel corso di un convulso pomeriggio. Ma il panico, in Italia, non è dovuto soltanto all'onda lunga di Cipro (l'Abi, associazione banche italiane, per inciso ha fatto sapere che la crisi di Cipro non costituisce "pericolo di contagio per le banche italiane"). A diffondere timori nel Belpaese è la "ricetta" proposta dalla seconda banca tedesca, Commerzbank. Una ricetta da paura. Teutonica follia - Il capo economista dell'istituto di Berlino, Jorg Kramer, sulle pagine del quotidiano finanziario Handelsblatt spiega: "I patrimoni finanziari degli italiani corrispondono al 173% del Pil. Sono molto superiori ai patrimoni dei tedeschi che corrispondono al 124 per cento. Per questo sarebbe utile applicare in Italia una patrimoniale. Una tassa del 15% sui patrimoni basterebbe ad abbassare il debito pubblico italiano sotto la soglia critica del 100% del Pil". Facile, secondo i tedeschi: per risolvere i problemi dell'euro dobbiamo essere ridotti in miseria con un prelievo forzoso del 15 per cento. Una roba che farebbe trasalire anche Giuliano Amato, il grande artefice del più recente prelievo forzoso sui conti italiani, che però nel 1992 fu dello 0,6 per cento. Ma non basta... - Inoltre, secondo Commerzbank, è necessaria un'imposta sulle attività finanziarie una tantum, su depositi e titoli, "volta ad abbattere sensibilmente il debito pubblico ma che andrebbe a impattare, di fatto, come un prelievo forzoso. Anche più a fondo - aggiunge Kramer - perché andrebbe a colpire tutte le forme di risparmio, comprese le azioni e le obbligazioni". Una ricetta terribile, ma che quanto sta accadendo a Cipro rende più plausibile. Ad alzare il livello dell'allarme, inoltre, contribuiscono i "big" Morgan Stanley e Goldman Sachs, che oggi, lunedì 19 febbraio, hanno messo in guardia sul precedente che il caso cipriota rischia di rappresentare anche per gli altri Paese in crisi nell'Eurozona".  

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