Il nuovo Isee rischia già di saltare
«Per lo Stato siamo passati dall'indigenza alla ricchezza da un momento all'altro...E così a partire dal prossimo anno potrei ritrovarmi a dover pagare i medicinali per i quali ero esentata e un affitto maggiorato...Eppure se viene a controllare il mio conto in banca vedrà che il mese scorso ero in rosso e adesso mi restano la bellezza di 50 euro...». Nuovi miracoli italiani, verrebbe da dire. Chiara Bonanno è vedova, vive in una casa popolare ed è la mamma di un ragazzo allettato e gravemente disabile. Per assisterlo ha abbandonato il lavoro e oggi, quando racconta i paradossi della riforma dell'indicatore della situazione economica equivalente, sembra non credere a quello che vede. Graduatorie - L'Isee è infatti lo strumento utilizzato per stabilire le graduatorie dei servizi sociali. Da quest'indicatore dipendono gli assegni per i nuclei familiari, gli assegni di maternità, gli asili nido, le borse di studio, le mense e i libri scolastici. In base alla graduatoria si stabilisce chi ha diritto alle agevolazioni per le tasse universitarie, a quelle per la luce, al telefono, al gas, ai servizi socio-sanitari domiciliari e a tutte le altre prestazioni economiche assistenziali. Insomma da esso dipendono i destini di migliaia di famiglie italiane. Il fatto è che per anni quest'indicatore si è basato sulle autocertificazioni dei cittadini senza poi controllarne la veridicità. E così poteva succedere che l'Italia divenisse un Paese dove il conto corrente era un'eccezione e la casa di proprietà una chimera. Bisognava cambiare. Ma pare che nel cambiamento il legislatore (tutto parte decreto salva Italia del 2011 del governo Monti) si sia fatto prendere la mano. Va bene limitare le autocertificazioni e controllare i conti correnti, ma se poi si considerano come reddito di un nucleo familiare anche le entrate «fiscalmente esenti», allora si rischia il paradosso. Si rischia che chi ha un contributo per la disabilità di un figlio guadagni posizioni e di conseguenza perda l'agevolazione. Il caso della signora Bonanno, appunto. Ricorsi - E infatti, su questo e altri aspetti del nuovo Isee, Chiara Bonanno e altre centinaia di famiglie (rappresentate da diverse associazioni) hanno presentato ricorso. Anzi, ricorsi. Perché si tratta di tre fascicoli distinti (una sorta di azione collettiva che coinvolge 25 associazioni, un'altra che parte da Roma sotto l'egida dello studio associato Davoli e la terza che prende spunto dall'iniziativa di Utim e associazione promozione sociale Torino) che ieri il Tribunale amministrativo del Lazio ha «discusso e trattenuto per la decisione». Cosa significa? «È un passo in avanti - spiega Liliana Farronato dello studio associato Davoli - Vuol dire che a breve ci sarà una sentenza. Il Tar avrebbe potuto anche rinviare i ricorsi, per esempio, per la necessità di acquisire ulteriore documentazione». Il fatto è che di tempo n'è rimasto davvero poco: la riforma entrerà in vigore il primo gennaio del 2015. Quindi, se la sentenza arriva entro il 2014 e dà ragione ai ricorrenti, il nuovo Isee dovrà essere riscritto. Se invece dovesse arrivare a 2015 inoltrato (sempre a favore dei ricorrenti) si scatenerebbe una raffica di richieste di risarcimento danni. «Il rischio c'è - continua l'avvocato Farronato - ma io confido nella celerità del giudizio. Del resto i magistrati del Tar hanno specificato di aver trattenuto il ricorso per la decisione nella consapevolezza della delicatezza della questione...». di TOBIA DE STEFANO