Cerca
Cerca
+

Scalfari intervista il Papa, il Vaticano cancella nuovamente l'intervista dal sito

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

In silenzio e di soppiatto era comparsa, in silenzio e di soppiatto è scomparsa. Tutto in 24 ore. Nelle quali, come molti hanno intuito, stava consumandosi una dramma tutto interno al Vaticano, e più precisamente nel perimetro di Santa Marta. Alle 6 del mattino di mercoledì 16 luglio, il blog della misteriosa “Raffaella” - che alcuni sospettano essere un informatissimo prelato di curia - dà la notizia dell'avvenuta ripubblicazione sul sito della Santa Sede della prima intervista Eugenio Scalfari a Papa Francesco, di quasi un anno fa. Questo mentre erano ancora fumanti le polemiche scatenate dalla seconda controversa intervista, uscita domenica 13 luglio. Incidente tecnico o sfida del Papa? O un avvertimento a Francesco? La voce, dapprima sussurrata per poi farsi aperta protesta, ha percorso in poche ore come un brivido le schiene dei cattolici militanti. Fino al duro articolo di Antonio Socci su Libero di ieri, dove pur fra molti punti interrogativi interpellava seccamente la Santa Sede per domandarne ragione. Dopo neppure 4 ore che il quotidiano era in edicola, il Vaticano ha risposto. Alle 10 del mattino ha silenziosamente rimosso di nuovo la prima intervista papale a Scalfari, emblematicamente inserita 24 ore prima alla voce “discorsi”, ossia nel magistero o, come recita il Codice Canonico, nella «trasmissione di un insegnamento che a norma del can. 752 deve essere tenuto dai fedeli con religioso ossequio». Chi l'avrebbe mai detto che quel vecchio laicista ateo di Scalfari, al crepuscolo della sua vita, un giorno, in tandem con un Papa, avrebbe contribuito a dettare la linea ai cattolici. Eppure quella prima intervista, dieci mesi fa, era stata rimossa dal sito vaticano, declassata al rango di «colloquio privato» neppure troppo attendibile. Stante le palesi eterodossie contenute, tutte imputate a Scalfari piuttosto che al Papa. Che cosa è successo, allora? Le versioni sono tre. PRIMA VERSIONE Preso atto della denuncia di Libero, dai piani alti della Segreteria di Stato - indice della gravità della cosa - sono arrivate in forma privata le giustificazioni. Anzitutto, si specifica, quel “colloquio privato” Scalfari non avrebbe mai dovuto pubblicarlo, perché non si trattava di un'intervista né mai s'era accennato alla pubblicazione: lo ha fatto abusivamente. Quanto al fatto contestato da Socci, si sarebbe trattato di un incidente attribuibile ai tecnici addetti alla manutenzione del sito: mentre riordinavano tutto il materiale pubblicato (alle 6 del mattino?), per errore hanno rieditato proprio quell'intervista. Un caso, dunque? Era uno di casa in Vaticano come Andreotti a dire «sono cattolico: non credo al Caso, credo alla volontà di Dio». O di chi sta sopra la Segreteria di Stato - che sovrintende al sito vaticano come pure all'Osservatore Romano - che è uno solo: il Papa. SECONDA VERSIONE Ma le cose sembrano essere andate diversamente, stando alla seconda versione dei fatti riferita da diverse voci interne alla Curia, e che pare la più plausibile. A seguito dell'ultima intervista a Scalfari è scoppiato un pandemonio in Vaticano. Specie perché il Papa avrebbe tirato in ballo i cardinali accostandoli alla pedofilia, senza precisare oltre. Chi fra loro avrebbe a che fare con la pedofilia? È tra quei cardinali che plebiscitariamente lo avevano eletto un anno e mezzo fa? È tra quelli che egli stesso ha creato? Escludendo per ovvie ragioni gli ultraottantenni, i nomi dei cardinali sospettabili erano esattamente 118, che si riducono a 115 se si escludono quelli gravemente debilitati. Si capisce perché gli stessi grandi elettori di Bergoglio abbiano alzato irritati la cornetta da tutto il mondo e bombardato di proteste il povero padre Lombardi: doveva smentire, e subito, o sarebbero stati guai. Ma il Papa non voleva smentire niente, e a quanto pare l'intervista a Scalfari tale la considerava, e dunque ne riconosceva il contenuto. Ma la situazione era diventata esplosiva. A quanto se ne capisce, la ripubblicazione della prima intervista è stata una reazione istantanea di uno stizzito Bergoglio al fatto che la smentita di padre Lombardi era avvenuta senza il suo consenso. Ma i cardinali premevano, la protesta stava montando: si rischiavano comunicati dei singoli cardinali nei quali smentivano il Papa. Il direttore della Sala Stampa Vaticana è stato costretto a smentire subito, addirittura domenica stessa, con un'improvvisata da Fabio Zavattaro su Rai1 nel Tg delle 13,30. Bergoglio non è stato contento, pare abbia dato in escandescenze, ed è così che ha obbligato qualcuno della Segreteria di Stato alla ripubblicazione della prima intervista. Il fatto che ieri sia stata nuovamente oscurata denota che c'è stato l'altra sera qualcuno che «l'ha fatto ragionare». E quel qualcuno può essere solo il cardinale Claudio Hummes, suo grande elettore e amico, che su Bergoglio ha un enorme ascendente. TERZA VERSIONE In realtà ci sarebbe anche una terza versione, più curiale. Quella dell' “agguato”. C'è davvero una lotta interna al Vaticano, ed è appena iniziata: la comparsa e scomparsa dell'intervista della discordia sarebbe il gong di inizio della sfida. Qualcuno sta giocando sporco: sta a dimostrarlo l'intervento della Segreteria di Stato dopo l'articolo di Socci, che certo non si sarebbe mossa solo per un inconveniente tecnico dei webmaster del sito vaticano. Qualcuno sta giocando sporco ma non vogliono pubblicizzare troppo la cosa. In poche parole: sta crescendo il fronte anti-Bergoglio tra vescovi e cardinali. E questo era il primo avvertimento a Francesco. di Antonio Margheriti Mastino

Dai blog