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Riforma Senato, Mario Monti scrive al Corriere della Sera: Ecco cosa deve fare Renzi

Giulio Bucchi
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"Renzi non trasformi il giusto senso di urgenza in precipitazione e scarsa ponderazione, sarebbe pericoloso soprattutto nelle riforme costituzionali. Vedo questo rischio soprattutto nel provvedimento per il superamento del bicameralismo paritario e per la riforma del Senato". Il senatore a vita Mario Monti torna sulla scena politica dopo settimane, anzi mesi di auto-isolamento. E sceglie il giornale di cui firmava puntuti editoriali economici, il Corriere della Sera, per rivolgere un appello al premier Matteo Renzi: occhio a non stravolgere Senato e Costituzione. "Bicameralismo obsoleto" - La lettera di Monti giunge nello stesso giorno in cui, su Repubblica, il presidente del Senato Pietro Grasso ribadisce più o meno lo stesso concetto. Monti però, rispetto all'ex magistrato, è un po' più critico: "L'attuale bicameralismo perfetto è un monumento all'imperfezione: lento, costoso, di ostacolo ad un'azione efficace di governo, obsoleto per un Paese articolato su autonomie territoriali e membro dell'Unione europea". Riforma sacrosanta quella del Senato, dunque, ma a qualche condizione. L'idea del Professore - La proposta di legge presentata da Monti con i colleghi di Scelta civica Renato Balduzzi e Linda Lanzillotta prevede che a Palazzo Madama siedano, accanto ai rappresentanti delle autonomie locali, anche quelli delle autonomie funzionali e sociali. Il Senato, senza più il vincolo della fiducia, potrebbe inoltre rivestire un ruolo di "controllo indipendente sull'operato del governo" nonché garantire un rapporto "coerente, articolato e coeso" con Stato centrale e Unione europea. I guai della politica italiana - Tutto questo, secondo Monti, potrebbe aiutare l'Italia a diventare una democrazia matura e a superare il vizio di fondo della politica nostrana: l'incapacità di guardare ai problemi (e alle soluzioni) in prospettiva, sul lungo periodo, senza temere impopolarità del momento e ripercussioni elettorali. "Non è sano, anche se talora si è rivelato necessario, che ogni tanto si ricorra a governi tecnici perché la situazione non è affrontabile cn il normale gioco della democrazia parlamentare". E il Professore ne sa qualcosa.

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