Unionfood lancia un vademecum tra falsi miti e fake news

Il miele si fa spazio sulle tavole italiane ma non tutti lo conoscono

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TMNews

Milano, 13 feb. (askanews) - Il miele si fa spazio nelle dispense degli italiani. Lo scorso anno le vendite di quello confezionato nella distribuzione organizzata hanno sfiorato le 16mila tonnellate, il 3,4% in più rispetto ai 12 mesi precedenti per un valore di circa 169 milioni di euro. Un dato che riflette le abitudini dei nostri connazionali più della metà dei quali lo consuma almeno una volta a settimana. Anche se solo 4 su 10 lo conoscere abbastanza. A rivelarlo è la ricerca "Gli italiani e il miele" commissionata dal Gruppo Miele di Unione Italiana Food ad Astraricerche.

"I consumi di miele in italia stanno andando bene rispetto agli anni passati - Raffaele Terruzzi, presidente gruppo Miele Unione italiana food - non è un consumo da Nord Europa ma è un buon segno ed è un segnale importante che la gente si sta affezionando a questo prodotto e lo sa valorizzare e apprezzare sia per la sua bontà che per le sue caratteristiche intrinseche".

Se la colazione si conferma l'occasione di consumo principale per 7 italiani su 10, la sorpresa arriva dallo spuntino soprattutto quello di metà pomeriggio o quello dopo l'attività sportiva, quando un cucchiaino di miele diventa un momento dolce per recuperare energia. Ma c'è anche chi - e sono più di uno su due - lo sceglie come "coccola" in un momento di relax a casa. "L'aspetto più interessante è che viene riconosciuto come qualcosa di molto sano, molto buono, il contributo antibatterico, il fatto di essere un prodotto non trasformato, quindi il consumatore si sente molto rassicurato - ha spiegato Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche - E ovviamente è un prodotto buono che piace come gusto. In più c'è una componente crescente dell'aspetto energizzante in particolare per lo sport, in particolare questo è vero per gli uomini".

Le sue proprietà benefiche infatti sono tra le ragioni principali del consumo: più di 5 su 10 (55%) ne apprezzano le qualità antibatteriche, e altrettanti ( il 51%) lo scelgono perché è naturale e privo di additivi, e poi c'è chi lo ama semplicemente perché è buono. Non solo. La presenza del miele tra gli ingredienti di un alimento è per l'80% degli italiani un valore aggiunto in fase di acquisto e addirittura per il 40% orienta la scelta.

"La gente - ha sottolineato Terruzzi - compra negli ultimi anni anche tanti prodotti che contengono miele un biscotto se leggono nell'ingredientistica che contiene miele lo comprano prima di uno che non lo contiene, è un driver di acquisto assolutamente".

Eppure c'è ancora tanto da scoprire sul miele. Basti pensare che le varietà più consumate sono millefiori (64,2%), acacia (51,9%) seguite da castagno (30,2%), agrumi (22,4%), ed eucalipto (18,1%), ma nei fatti le tipologie sono circa una 60ina, diverse per gusto e proprietà. Da qui l'interesse a scoprire di più: "Vogliono sapere molto di più sulle varietà sulle tipologie del miele, quindi non limitarsi a quelle che vedono magari più esposte negli scaffali, e vogliono sapere anche di più su tutto quello che c'è dietro al mondo del miele - ha spiegato Finzi - . Quanto e perché fa bene, come viene prodotto, da quali aree geografiche arriva. Uno degli aspetti interessantissimi è il desiderio di immaginare il miele non soltanto nei classici prodotti con cui lo consumiamo, ma anche in abbinamento alla carne e al pesce".

Nuove occasioni di consumo che Unione Italiana Food ha deciso di raccontare in un piccolo vademecum dove accanto a suggerimenti e ricette si scopre anche che il miele ad esempio non scade mai e che la cristallizzazione è un processo chimico del tutto naturale. O che per definirsi tale il miele non deve contenere altra sostanza o ingrediente. "Questa iniziativa è nata dal fatto che ci siamo accorti che tanti italiani avevano sete di sapere, tanti sapevano a metà tanti volevano assolutamente mangiare il miele ma conoscere molto di più ciò che mettevano in bocca - ha concluso Terruzzi - tutte queste cose stanno andando a dare fiducia al consumatore che ha già aumentato i consumi anche se siamo un po' lontani ma noi vorremmo arrivare ai consumi del nord Europa".