Le reazioni alla decisione della Corte penale internazionale

Il mandato d'arresto contro Netanyahu divide l'Europa e l'Italia

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TMNews

Milano, 22 nov. (askanews) - Il mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità a Gaza spiccato dalla Corte penale internazionale contro il primo ministro israeliano Netanyahu, e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, ha generato una ondata di reazioni in tutto il mondo, dividendo la comunità internazionale, a partire dall'Europa e prima ancora dall'Italia.

Il governo ha reagito in ordine sparso, con Salvini che ha definito il mandato "una scelta politica" e ha detto che Netanyahu "in Italia sarebbe il benvenuto", poi ha aggiustato il tiro: "Troveremo una sintesi, il problema è a livello internazionale".

La presidente del consiglio Meloni ha sospeso il giudizio: "Approfondirò in questi giorni le motivazioni", "che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica", ha detto in una nota. Sulla stessa linea il ministro degli Esteri Tajani: "Leggeremo le carte - ha detto - rispettiamo la Corte che ha ruolo giuridico, non politico".

In Europa è mancata una presa di posizione definitiva di Francia e Germania, che hanno preso atto della decisione della Cpi pur sottolineando i rapporti di lunga data con Israele.

Orban, primo ministro dell'Ungheria che detiene la presidenza semestrale dell'Unione europea, ha invece invitato Netanyahu nel suo paese definendo "sbagliato" il mandato. Il premier israeliano ha ringraziato, dopo aver definito il mandato "un nuovo caso Dreyfus", riferendosi a uno dei casi più famosi di condanna con false accuse della storia.

Tutto l'opposto il messaggio arrivato da Londra: Downing street ha fatto sapere che se il premier israeliano metterà piede in territorio britannico rischierà l'arresto.