"Avrei preferito poterlo fare in casa mia"

Ultimo messaggio di Elena: in Svizzera a morire con Marco Cappato

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TMNews

Roma, 2 ago. (askanews) - "Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola". Sono le ultime parole di Elena, veneta di 69 anni, affetta da una patologia oncologica polmonare, affidate a un videomessaggio diffuso dall'associazione Luca Coscioni. Elena è stata accompagnata a morire in Svizzera da Marco Cappato, tesoriere dell'associazione, che ieri aveva annunciato il fatto e oggi ha promesso, "domattina in Italia andrò ad autodenunciarmi".

Per lui una nuova una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata in Svizzera a morire con il suicidio assitito non è "tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale" e perciò non rientra nei casi previsti dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso Dj Fabo per l'accesso alla tecnica in Italia. Cappato rischia dunque fino a 12 anni di carcere per aiuto al suicidio.

Elena aveva ricevuto la diagnosi di microcitoma polmonare a

inizio luglio 2021. Subito i medici evidenziarono che avrebbe

avuto poche possibilità e dopo vari tentativi di cure le fu

spiegato che c'erano pochi mesi ancora di sopravvivenza per lei e

che la con una situazione clinica sarebbe via via diventata

sempre più pesante. Da qui la decisione della pensionata 69enne

veneta di andare in Svizzera. "Sono sempre stata convinta che ogni persona debba decidere sulla propria vita e debba farlo anche sulla propria fine, senza costrizioni, senza imposizioni, liberamente, e credo di averlo fatto, dopo averci pensato parecchio, mettendo anche in atto convinzioni che avevo anche prima della malattia", dice Elena spiegando di aver avuto il sostegno, nel lutto, della famiglia, e di non averli voluti in Svizzera per evitare loro conseguenze penali.