Due esempi dagli Stati Uniti, con il visore in testa
L'ufficio nel metaverso: la realtà virtuale è qui per restare
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Roma, 11 feb. (askanews) - Questo è Jeff Weiser, presidente di una startup dell'Ohio che crea uffici virtuali. Il Covid ci ha portato lo smart working e non se ne andrà; ma adesso si pensa a creare sistemi che rimpiazzino le riunioni online. In una startup di Austin in Texas si lavora con Immersed. Gavin Menechini è il responsabile dello sviluppo strategico: "Con la realtà virtuale, puoi portarci dentro il tuo computer, creare schermi multipli, magari anche cinque schermi su cui lavorare".
Per alcuni sarà una prospettiva da incubo, tanto più se significa tenersi un visore in testa tutto il giorno per lavorare dentro il metaverso. "Non credo che la gente vivrà dentro i suoi visori, certamente non è quello che auspichiamo, vogliamo che tutti siano coinvolti nel mondo reale in maniera normale; però adesso abbiamo qualche soluzione anche per una tastiera virtuale, mappata sopra la tastiera reale, così quando vedi le tue mani sulla tastiera virtuale, sono tutt'uno con le due vere mani sulla tastiera vera" dice Menechini.
Per Jeff Weiser di Go to Market Translation e il suo avatar, si tratta di sfruttare entrambi i mondi: la sua giornata comincia offline per discutere il lavoro con la squadra ma prosegue virtualmente tramite avatar. Soluzioni, dice, che vanno al di là di Zoom o Skype e sono molto utili per cui usava spazi di coworking: "Lavorare nel metaverso rispetto a una videoconferenza, beh... Per lo più nel metaverso è proprio come se fossi fisicamente presente. E quando sei a fianco di qualcuno, l'interazione è più gentile. Si riesce anche a capirsi meglio. No, non è meglio che incontrarsi di persona nella vita reale. Però non avrò mai la possibilità di incontrarmi con gli amici dal Giappone, dalla Finlandia, dall'Argentina e dall'Irlanda contemporaneamente nella vita reale. Non succederà mai".