Ad Amadeus e alla Rai dico: altro che libertà, è violenza
Sanremo, il vescovo: da Achille Lauro blasfemia e vilipendio
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Sanremo, 2 feb. (askanews) - Profazione, blasfemia, vilipendio. Dura condanna del vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, che ad askanews esprime tutto il suo disappunto per il gesto di autobattezzarsi messo in scena da Achille Lauro sul palco dell'Ariston aprendo il Festival di Sanremo.
"Innanzitutto, anche dal punto di vista del segno in se stesso, qualora lo si volesse interpretare nella maniera più benevola, è un gesto sbagliato perché nessuno battezza se stesso. Questo dono si riceve da Dio attraverso la mediazione della Chiesa. Ma io non mi accodo a coloro che optano per una interpretazione benevola. Secondo me il gesto rappresenta oltre che la solita blasfemia a cui purtroppo siamo abituati, anche un vilipendio della fede e un'offesa, anche abbastanza aggressiva nei confronti dei credenti e della chiesa come istituzione".
Per il vescovo di Sanremo, "da Achille Lauro questo è solo un'espediente meschino e privo di fantasia di supplire alla terribile carenza artistica: la musica è quella che è, le parole lasciamo stare; è ovvio che bisogna fare qualche gesto per provocare, diversamente cade nel dimenticatoio".
Rispondendo ad Adamedus che ha parlato di libertà artistica, il vescovo dice: "Proprio alla Rai e ad Amadeus, in qualità di conduttore e direttore artistico, dico: un evento importante e della straordinaria capacità di comunicazione nazionale e internazionale come il Festival non dovrebbe permettere certi gesti. Anche io sono un assertore convinto della libertà di pensiero e di espressione. Ma quando l'esternazione di proprie convinzioni avviene non argomentando ma deridendo e nascondendosi dietro l'argomentazione artistica, assolutamente discutibile, attraverso la derisione, il vilipendio, anche piuttosto aggressivo, non è più libertà. Si tratta di vera e propria violenza, anche se fatta solo di parole e di gesti", conclude mons. Suetta.