Il webinar di Luiss Business School e Confindustria Digitale
La leadership e la gestione remota nella nuova impresa digitale
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Milano, 16 lug. (askanews) - Lo smart working non è 'lavoro da casa' ma un cambio di paradigma che modifica il concetto di lavoro. E non va visto come un'opzione legata solo all'emergenza sanitaria in corso ma come una opportunità per innovare il nostro Paese; È quanto emerso dal webinar organizzato dalla Luiss Business School e da Confindustria Digitale sul tema "Leadership e gestione remota nella nuova impresa digitale".
Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale.
"Non vi dimenticate - ha detto - che all'inizio, il lavoro agile è stato reso semplice attraverso dei provvedimenti governativi. Se noi pensiamo di legare questi provvedimenti esclusivamente al discorso coronavirus e pandemia, secondo me facciamo un grave errore".
Nel webinar sono stati presentati i risultati della ricerca, "Lo Smart working durante la pandemia Covid-19", condotta da Luiss Business School che ha analizzato l'esperienza dello smart working vissuta durante il lockdown per verificarne l impatto e le prospettive future.
Il risultato della ricerca, che ha visto il coinvolgimento di 451 professionisti tra i 35 e i 40 anni, è in chiaroscuro; se da un lato, infatti, il 66% ha trovato lo smart working efficace in termini di produttività, riuscendo a svolgere da casa tutti i compiti assegnati, dall'altro un 28% sostiene di non aver mantenuto i livelli di produttività consueti. Percentuale che sale al 38% per i liberi professionisti.
Ci sono infatti difficoltà anche tecnologiche, anche legate al divario digitale, soprattutto in alcune aree del Paese ancora non raggiunte o non ben servite da internet. In ogni caso, il 75% del campione si è detto disponibile a continuare a lavorare in smart working anche nel post-Covid, ma con i dovuti adeguamenti, come hanno sottolineato Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School e Laura Di Raimondo, direttore Assotelecomunicazioni-Asstel.
"Il principale fattore abilitante è sicuramente la tecnologia - ha spiegato Boccardelli - ma insieme un nuovo stile di leadership basato sulla fiducia e sulla condivisione periodica degli obiettivi. Un dato importante, perché il ruolo della tecnologia è significativo ma viene affiancato con la stessa rilevanza dallo stile di leadership. I benefici sono legati a una maggiore capacità di equilibrio tra lavoro e vita privata ma una conseguenza negativa che è stata evidenziata è la perdita di relazioni sociali e la diminuzione di opportunità di sviluppo professionale e di avanzamento di carriera".
"In questo periodo di lockdown ci siamo accorti che il Paese si è diviso in due - ha aggiunto Laura Di Raimondo - non geograficamente tra nord e sud ma socialmente tra chi aveva un accesso alle infrastrutture digitali e chi no. Quindi, se dobbiamo riprendere una corsa del Paese per guidare la ripresa e la capacità di fare sistema, abbiamo una grandissima responsabilità come Paese che è garantire pari opportunità non fra uomini e donne ma digitale, tra tutti i cittadini italiani".
Senza nuove competenze digitali, insomma, non si va molto lontano. Per non perdere quanto ci ha insegnato la pandemia di Covid-19, bisogna 're-ingegnerizzare' le nostre vite, ripensare in chiave digitale la nuova normalità. Solo così, i sacrifici fatti duranti il lockdown non saranno stati vani.