Musolino: riprendere in condizioni economicamente sostenibili

Ambulanti in piazza a Milano: siamo invisibili, vogliamo lavorare

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TMNews

Milano, 18 mag. (askanews) - Oltre 200 ambulanti sono scesi in piazza a Milano nel giorno della ripresa della maggior parte delle attività, per protestare contro la mancata riapertura dei mercati. In piazza Scala, davanti a Palazzo Marino, i commercianti hanno manifestato tutta la propria rabbia per le conseguenze del lockdown come ci ha raccontato Alessandro Musolino, vicepresidente dell'Ana, l'associazione nazionale ambulanti

"Siamo qui perchè questa categoria è rimasta invisibile fino ad oggi. Oggi aprono tutti, centri commerciali inclusi, senza scaglionamento: nei centri commerciali non è previsto il contingentamento, è previsto davanti a ogni singolo negozio ma quello lo garantiamo anche noi davanti a ogni bancarella. Non è possibile fare i mercati transennati, chiusi con il contingentamento perchè nessuno si metterebbe in fila per fare un giro davanti ai banchi. Il mercato vive del passaggio. Poi sta a noi garantire il distanziamento fisico".

Gli ambulanti, con mascherine d'ordinanza sul viso, hanno intonato a più riprese l'Inno di Mameli mentre sventolavano i tricolori e innalzavano cartelli contro il governo e le istituzioni. A sostegno dei manifestanti in pizza sono arrivati anche alcuni esponenti del carroccio, da Max Bastoni, consigliere regionale ad Alessandro Morelli, all'europarlamentare Slvia Sardone.

"Ci stanno chiedendo delle cose a noi che lavoriamo all'aria aperta dove il rischio di contagio è molto più basso, invece nei luoghi pubblici non hanno queste restrizioni - afferma Musolino - questo non possiamo accettarlo".

Gli ambulanti hanno anche chiesto e ottenuto un incontro con l'amministrazione comunale milanese, dalla quale però dicono di non aver ricevuto risposte esaurienti. Il loro timore, tra le altre cose, è quello di ritrovarsi con regole diverse a seconda del Comune dove si va a fare i mercati:

"Abbiamo paura che ogni sindaco prenda una decisione diversa e questo non è possibile - dice - Noi lavoriamo su 7 giorni, in 7 paesi diversi con 7 sindaci diversi: non possiamo avere regole diverse in ogni comune. Rischiamo di avere gente che non lavora ancora per mesi. Dobbiamo lavorare in condizioni economicamente sostenibili. Siamo all'aria aperta non possono chiederci le stesse restrizioni di coloro che lavorano al chiuso".