Caos nel Mediterraneo
Coronavirus, Tunisia sull'orlo della guerra civile. Il Parlamento contro il presidente: "Decisioni nulle". Ondata di migranti verso l'Italia?
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Sono "nulle" le decisioni annunciate dal presidente tunisino Kais Saied che ha congelato per 30 giorni i lavori parlamentari e "licenziato", di fatto, il primo ministro Hichem Mechichi, assumendo in prima persona l'interim del potere esecutivo, al termine di una giornata di manifestazioni contro il principale partito al potere, Ennahdha; lo ha dichiarato l'ufficio del Parlamento tunisino in una nota riportata dall'agenzia di stampa Tap.
"Quanto annunciato va contro la Costituzione e l'articolo 80, che è stato frainteso", si legge nella dichiarazione diffusa al termine di una riunione, sotto la guida del presidente Rached Ghannouchi. Il presidente Saied, proclamando il "congelamento" dei lavori parlamentari, aveva citato proprio l'articolo 80 della Costituzione tunisina, affermando che "non consente lo scioglimento del Parlamento ma consente il congelamento delle sue attività, in caso di pericolo imminente". Nella dichiarazione si aggiunge quindi che il Parlamento resta in seduta permanente alla luce della situazione, invitando le forze di sicurezza e l'esercito a stare al fianco del popolo tunisino, a proteggere la Costituzione e a sostenere lo stato di diritto, preservando il prestigio dello Stato e delle sue istituzioni.
L'aumento dei contagi da coronavirus e la crisi economica sta facendo letteralmente esplodere il Paese nordafricano, con l'esercito schierato per contenere la protesta popolare e il partito islamista al potere che grida al golpe. La situazione è tanto più drammatica in quanto la Tunisia è l'unico paese africano affacciato sul Mediterraneo ad aver sperimentato e trovato una propria via alla democrazia. Il rischio, ora è che lo scontro istituzionale tra il presidente e il Parlamento si traduca in una vera e propria guerra civile, che avrebbe ripercussioni anche sull'Europa. Come riporta il Giornale, infatti, tra le prime conseguenze ci sarebbe una possibile "bomba migranti", con 15mila persone che potrebbero imbarcarsi entro l'anno destinazione Sicilia.