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Matteo Salvini canta Fabrizio De Andrè da Maurizio Costanzo: provocazione alla sinistra?
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Dopo il faccia a faccia con Matteo Renzi da Bruno Vespa, ieri Matteo Salvini ha sfidato il premier Giuseppe Conte a un duello in tv moderato da Maurizio Costanzo. «Sono settimane che chiedo un confronto pubblico con il premier - ha spiegato il leader leghista durante la registrazione della puntata che andrà in onda questa sera -: finora non sono stato fortunato. Se accetta vengo qua, quando vuole». E a Costanzo che, dopo Alba chiara di Vasco, gli ha fatto cantare Via del campo di De Andrè, lo incalza chiedendo come avrebbe duettato con Conte, Salvini risponde: «Facciamo Al Bano e Romina» e facendosi serio precisa: «Se viene parleremo di numeri, cifre e lo faremo con toni civili». Di cose di cui parlare, in effetti, Salvini e Conte ne avrebbero tante e nell' arco della giornata il leghista le tira fuori tutte. A partire dalla querelle sul Fondo salva-stati (Mes) e sull' indiscrezione che vedrebbe l' Europa abilitata ad eseguire prelievi forzosi sui conti correnti dei cittadini (in stile Amato): «Signor Conte - tuona Salvini in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook - dia una risposta, è una bufala? Ci sono in ballo 110 miliardi di euro che se passa questo trattato possono essere estorti con le buone o con le cattive». E ancora: «Guai a chi per salvare la poltrona metterà a rischio i risparmi degli italiani. Faccio appello al governo: non c' è in ballo una battaglia politica. Governo avvisato mezzo salvato, popolo avvisato mezzo salvato». Leggi anche: Effetto-Salvini, senza precedenti per Bianca Berlinguer: un'ora di intervista? Champagne in Rai: cifre mai viste TUTTI IN PIAZZA - Poi Salvini minaccia il governo: «Se passa il Mes, non s' incazza Salvini, ma milioni di italiani pronti a scendere in piazza, altro che sardine o pesciolini... Noi siamo pronti alla battaglia. Per approvare il Mes, Conte dovrà passare sui corpi dei parlamentari leghisti. Questo è un trattato che rischia di imprigionarci per i prossimi trent' anni: guai a chi ipoteca i risparmi, il lavoro e il futuro degli italiani». Sul Fondo salva-stati, Salvini non risparmia nemmeno il Movimento Cinquestelle: «che da sempre era anti-Mes e adesso è a favore; era anti-banche e adesso è pro-banche; era per l' Europa del sociale e si è convertito all' Europa delle banche tedesche». E ricorda come «il 4 e il 12 dicembre a Bruxelles ci saranno due riunioni decisive e noi lotteremo perché questo accordo non passi». La battaglia contro i Cinquestelle, però, non riguarda solo Conte. Nel mirino di Salvini finisce nuovamente il sindaco di Roma Virginia Raggi. Intervenendo a un comizio a Civitavecchia, il leghista affonda: «I camion d' immondizia che finiscono qui da Roma, vanno fermati. Su questa faccenda il "duo sciagura" va denunciato: Raggi e Zingarertti sono pericolosi». PAESE DESERTIFICATO - Un altro fronte aperto dal leader leghista è quello delle crisi industriali: «Conte dice che il governo non cade se perde in Emilia? Quando uno dice "se perdiamo non vale", ha capito che aria tira. Da qui a gennaio non so quante imprese chiuderanno, con questa manovra ci sono 50 mila posti di lavoro a rischio. Non vorrei tornare al governo con un Paese desertificato». Poi passa all' Ilva: «su questa crisi c' è un governo in fuga. Vergogna! Da Conte e Renzi fin qui ci sono state solo chiacchiere e bugie. Lasciano senza lavoro migliaia di lavoratori e condannano l' Italia a rinunciare a una produzione fondamentale per ogni paese industrializzato». Per questo Salvini attacca a testa bassa il premier: «Ho sentito dire a Conte che non ha una soluzione per Alitalia, non ha una soluzione per l' Ilva: ma se fai il presidente del Consiglio non puoi prendere lo stipendio per dire che non hai soluzioni. E allora si dimettesse e il presidente del Consiglio lo facesse qualcun altro. Chi è al governo in questo momento non è in grado di governare il Paese». Nel pomeriggio, intercettato in Transatlantico, Salvini era tornato a parlare del congresso straordinario del 21 dicembre «per aggiornare lo statuto. Siamo nel 2019 ed il fatto che la Lega sia un movimento nazionale mi sembra ormai evidente». di Fabio Rubini