Guarda il video dell'intervista
Val di Susa, l'imprenditore va in tv e i "No Tav" gli bruciano il cantiere
Nuovo attentato, la scorsa notte, nei confronti di una delle ditte che lavorano al cantiere della Torino-Lione. Questa volta ad essere colpita è stata l'Italcoge di Susa. Fiamme un cassone contenente materiale plastico. Davanti alla ditta una scritta "No Tav" e alcuni bossoli di lacrimogeni. Indagano i carabinieri. "Questa escalation di violenza fa male non solo a noi imprenditori ma a tutta la valle di Susa. E soprattutto al movimento No Tav": questo il commento di Ferdinando Lazzaro, uno dei fratelli titolari dell'Italcoge. Lazzaro in passato era stato vittima di atti intimidatori di frange estreme del movimento. Attentato dopo l'intervista - Lazzaro poche ore prima dell'attacco era stato ospite negli studi Rai di Roma della trasmissione Virus, in parte dedicata alla situazione in val Susa. Lazzaro è intervenuto in trasmissione alle 23, e due ore dopo ecco l'incendio nella sua cava. "È la più classica delle ritorsioni, in perfetto stile mafioso. Alla luce di questa situazione credo sia necessario che il ministro Lupi estenda le tutele antimafia anche alle imprese della Valsusa", ha affermato Stefano Esposito senatore del Pd. "Vado avanti" - Lazzaro durante la trasmissione, condotta da Nicola Porro, aveva affermato di aver ricevuto minacce, ma di voler comunque procedere con i lavori: "“Abbiamo avuto la sfortuna di lavorare sull’alta velocità per primi. Ho avuto aggressioni personali. Non lavoro più perché l’attenzione mediatica non ci ha portato bene. Noi ci portiamo dietro un marchio d’infamia. La mia impresa è ridotta a pochissimi elementi e con altri imprenditori stiamo pensando di andare all’estero. Mi hanno anche dato fuoco ai mezzi. Mi sento tradito dai miei concittadini. Noi siamo semplici esecutori di un’opera. E’ legittimo protestare contro un’opera che si ritiene inutile. Il movimento No-Tav hanno il merito di aver fatto cambiare il tracciato. La gente va ascoltata ma l’escalation di violenza in Val di Susa non può essere giustificata. La vicenda No Tav ha creato un danno sociale. Vincere l’appalto? Lo rifarei. Ho diritto di lavorare dove c’è lavoro. Non è mio compito decidere se un’opera va fatta oppure no”. (I.S.)