La sciacallata grillina

Armando Siri, la reazione al fango del M5s: "Carne da macello", Danilo Toninelli sotto accusa

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Gino Coala

È ancora incredulo Armando Siri a poche ore dalla notizia che lo vede indagato per corruzione, addirittura da parte di un faccendiere legato al boss mafioso Messina Denaro. Il sottosegretario leghista nega ogni sospetto sul suo conto, a partire dai suoi rapporti con il prof. Amara: "Pensavo fosse uno specchiato docente - ha detto al Corriere della sera - Tutti lo stimano, è stato anche commissario straordinario dell'Enea". Leggi anche: Siri indagato per una legge mai approvata: cosa non torna, perché c'è puzza di trappola L'accusa trapelata dagli uffici della procura di Roma è che a Siri sarebbe stata offerta una mazzetta da 30 mila euro in cambio di un emendamento, mai approvato: "Me ne chiedono 800 al giorno, non sto a guardarli tutti, li passo agli uffici. Ma non ho mai fatto alcun emendamento per aiutare pinco, pallino, palletto". Dietro quell'emendamento ci sarebbe stato l'imprenditore dell'eolico Nicastri, legato a Messina Denaro: "La mafia, i mafiosi, addirittura - dice ancora Siri - Ma che ne so io che c'è uno dietro che è un mafioso? Non sono mai stato a Palermo, mai stato a Trapani. Io lavoro, faccio il mio. Certo, se mi chiamano dalle categorie... Tutti i giorni ce n'è uno che ti chiede cose. Ovvio, facciamo questo di lavoro". La sensazione di Siri è "come se mi avessero buttato un badile sulla faccia". Soprattutto dopo le reazioni dei grillini, che lo hanno già condannato chiedendone le dimissioni. Il suo ministro, Danilo Toninelli, non ha perso tempo e gli ha già ritirato le deleghe: "Mi ha telefonato per dirmelo - ha chiarito Siri - Io gli ho risposto 'vedi tu'". Non proprio il gesto di un alleato. Siri ha chiaro in mente come lo ridurranno i grillini con la campagna elettorale imminente: "Usano me come carne da macello, ma la questione politica mi interessa relativamente. L'unica cosa che mi sta a cuore in questo momento sono i miei affetti".