L'editoriale
Alessandro Sallusti, "perché Zelensky non si arrende". Quello che molti non comprendono sulla guerra in Ucraina
Il tuo browser non supporta il tag iframe
Paola Natali intervista per Libero Tv il direttore di Libero Alessandro Sallusti sulla guerra in Ucraina. Che cosa dovrebbe fare il presidente Volodymyr Zelensky? "Lo può sapere solo lui, noi siamo troppo lontani", risponde Sallusti e ricorda la scena di apertura del film Il gladiatore: "Ci sono le legioni romane schierate contro i barbari, in evidente minoranza. I romani offrono la resa ai nemici ma i barbari rispondono di no. I soldati si chiedono come sia possibile che i barbari non capiscano che hanno perso... la verità è che non possiamo capirlo. E d'altronde un popolo che si arrende che popolo è?". Parla di ipocrisia, il direttore di Libero: "Sembra ripetersi il meccanismo dei no-vax, che dicevano di essere contro il vaccino ma ai quali non si poteva dire che erano no-vax, perché se ne vergognavano. Oggi sta succedendo la stessa cosa: no all'equidistanza tra Putin e l'Ucraina, Putin è l'aggressore e l'Ucraina è stata attaccata, però Kiev dovrebbe arrendersi. E allora automaticamente si è dalla parte di Mosca, ma ci vuole coraggio per sostenerlo". Le conseguenze per l'Italia, dall'aumento del prezzo delle risorse energetiche al problema occupazionale: "I nodi vengono al pettine nelle emergenze. E noi ci siamo accorti che la nostra politica energetica faceva acqua da tutte le parti e abbiamo fatto nel passato enormi errori. Tra questi, l'aver fatto vincere il Movimento Cinque Stelle cinque anni fa: partito che teorizzava il "no-tutto". Che oggi Luigi Di Maio dica che bisogna tornare ai combustibili fossili mi fa ridere, è stato a capo di coloro che parlavano di bieco capitalismo". E per l'Italia, come questa guerra inciderà sulla politica nazionale ed europea? "L'Europa non ha armi e non ha autonomia energetica, siamo strutturalmente deboli. Continueremo a essere spettatori nel nuovo scenario geopolitico, anche se ci siamo illusi che la nostra civiltà fosse un'arma".