Bagarre
Senato, il M5s Licheri deraglia: Meloni attacca? Lui gesticola, poi si auto-espelle
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Bagarre totale al Senato, con Giorgia Meloni che prende di punta particolarmente i colleghi del Movimento 5 Stelle. Il 'clou' durante gli scontri in aula mentre la premier riferiva sull'imminente Consiglio europeo si registra quando replica alla senatrice pentastellata Dolores Bevilacqua, che aveva accusato Meloni, tra l'altro, di "girare intorno ai tavoli europei come un maggiordomo".
Mentre Meloni, infatti, attacca la parlamentare tentando di confutare ogni sua accusa, dai banchi del centrodestra si alzano grida di scherno contro i pentastellati, alcuni dei quali, alla fine decidono di uscire per protesta. Il presidente del Senato Ignazio la Russa alza la voce anche lui tentando di riportare la calma e minaccia di prendere misure contro il senatore del M5S Ettore Licheri che agita convulsamente le braccia con tanto di indici verso l'alto, soprattutto quando si parla di Superbonus, e che alla fine si vede abbandonare l'emiciclo accompagnato dal senatore Questore Antonio De Poli, in un bizzaro episodio di auto-espulsione.
La scintilla quando Meloni parla delle banche: "Siamo stati accusati che di essere servi di varie lobby tra cui quella delle banche. C'è una differenza fondamentale tra chi ha chiesto un contributo di 3,6 miliardi di euro alle banche e alle assicurazioni..." Meloni viene poi interrotta dal brusio delle opposizioni. "Floridia lasci parlare il presidente con il tono che desidera", chiede La Russa. "Penso che non si possa accusare di essere servo delle lobby delle banche - riprende la premier - chi ha coperto parte delle legge di Bilancio, precisamente con 3,6 miliardi di euro, per il taglio del cuneo fiscale, i provvedimenti per le famiglie e i lavoratori".
A quel punto si levano a gran voce le proteste del M5s. "Patuanelli lasciamo parlare il presidente. Si accomodi, senatore Licheri. La richiamo all'ordine per la seconda volta non mi costringa a prendere provvedimenti disciplinari", avverte il presidente del Senato. Troppo tardi.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev