Violenze

Immigrati mettono a ferro e fuoco Milano, altra notte di guerriglia: ecco i video

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Dopo la morte di un egiziano in fuga in moto dai Carabinieri, continua la guerriglia al quartiere Corvetto di Milano. Guerriglia contro lo polizia, che esplode nel cuore della notte. E non ha fatto eccezione la notte tra lunedì 25 e martedì 26 novembre. Il menù è quello dei giorni precedenti: mobili dati alle fiamme, bottiglie contro gli agenti. I residenti invocano l'esercito. E ora si temono anche infiltrazioni anarchiche. In questo contesto piove anche la denuncia del sindacato di Polizia Coisp: "La notte scorsa via Omero a Milano si è trasformata in un campo di battaglia: una folla violenta, con il pretesto di protestare per la morte di un pregiudicato durante un inseguimento, ha dato il via a una guerriglia urbana in pieno stile banlieue. Cassonetti incendiati, lanci di bottiglie, pietre e fuochi d’artificio contro le forze dell’ordine. Questi criminali non erano lì per chiedere giustizia, ma per lanciare un attacco aperto contro lo Stato. E solo grazie alla determinazione delle nostre squadre la situazione è stata riportata sotto controllo", ha tuonato il segretario generale Domenico Pianese.
E ieri sera, la Polizia di Stato ha arrestato un cittadino montenegrino di 21 anni, con precedenti e irregolare sul territorio nazionale, per devastazione, resistenza a pubblico ufficiale, incendio, getto pericoloso di cose, accensione ed esplosioni pericolose in concorso.
 
Dalle ore 19 un gruppo di circa 20 persone, riconducibile agli stessi che domenica sera avevano protestato in via Quaranta per il decesso di Elgaml Ramy, avvenuto il 24 novembre, è stato visto muoversi in zona Corvetto, monitorato a distanza dal personale della Polizia di Stato. Successivamente, il gruppo aumentato a circa 70 persone si è concentrato in via dei Cinquecento all’intersezione con via dei Panigarola, dove sono stati affissi degli striscioni; spostatosi in di via Omero sono stati accesi dei fuochi d’artificio, lanciati dei petardi, uno dei quali colpiva il cofano di un veicolo del commissariato Mecenate squarciandolo e danneggiandone il parabrezza. I facinorosi, inoltre, hanno appiccato fuoco a diverse masserizie e bidoni dei rifiuti, danneggiato un autobus linea ATM e una pensilina. Non appena la situazione si è aggravata sono intervenute le squadre del reparto mobile e, una volta giunte in prossimità del gruppo, sono state lanciate bottiglie e petardi contro le forze dell’ordine che, solo grazie all’utilizzo di lacrimogeni, sono riuscite a far disperdere i manifestanti.

Di seguito, vi proponiamo la cronaca di Enrico Paoli di quanto avvenuto alla vigilia

Per far saltare una delle periferie milanesi considerate ad alto rischio, e la zona del Corvetto lo è eccome, mancava solo l’innesco, la causa scatenante. Tutto il resto c’era già, in quella banlieue popolata da immigrati (regolari e non), a pochi chilometri da piazza Duomo. Dalla rabbia sociale al senso d’impunità, frutto di quel non sentirsi italiani (anche se molti di loro sono figli d’immigrati nati qua), tanto da sfidare apertamente la legge insultando gli uomini in divisa, all’illegalità diffusa, fatta di violenze, soprusi e sopraffazione.

E tutto questa rabbia, frammista alla rivalsa sociale, è esplosa mettendo a nudo la fragilità di una città che vorrebbe essere un modello d’inclusione, e non lo è affatto, portando tutto oltre il limite. D’accordo, il dramma per la morte di un 19enne resta un dramma. E la vita spezzata di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto dopo un inseguimento con i carabinieri nella notte tra sabato e domenica, dopo non essersi fermato ad un controllo a seguito di alcune rapine, rientra in quel quadro.

Clicca qui per vedere il secondo video degli scontri avvenuti nella notte Milano

Ma un’arteria stradale importante, come via Ripamonti, bloccata per ore, provocando risse e scontri con gli automobilisti, (uno di questi, un egiziano con la compagna, è stato arrestato per aver travolto con il proprio Suv quattro giovani finiti all’ospedale), o la messa a ferro e fuoco di alcune vie del Corvetto dopo la manifestazione spontanea di protesta, non sono testimonianze di solidarietà, ma segni di rivolta, prove di guerriglia urbana. I roghi, che hanno bruciato masserizie trovate per strada e legno, sono stati accesi fra via dei Cinquecento e via dei Panigarola, dove Ramy abitava. I manifestanti, in tutto una trentina, hanno anche lanciato petardi, alcuni verso gli agenti di Polizia che sono intervenuti per riportare la calma, insultandoli ripetutamente. Le persone che hanno dato vita agli atti di vandalismo, dopo essersi sfogati, se ne sono andate senza che ci siano stati scontri con le forze dell’ordine, per fortuna...

Ma proprio perché il tappo è saltato, letteralmente stavolta, anche ieri pomeriggio, al Corvetto, la tensione è stata alta. I giovani nordafricani e i figli di immigrati, sono tornati a protestare in viale Ripamonti, insistendo nel chiedere la verità «perla morte di Ramy». Come se quanto avvenuto lì fosse stato un incidente e non l’epilogo, per quanto tragico, del tentativo di sfuggire all’arresto da parte dei Carabinieri. Ramy, egiziano, era su un grosso scooter nero guidato da un giovane di 22 anni, tunisino, entrambi con precedenti. Prima delle quattro del mattino di domenica scorsa i due non si sono fermati all’alt dei carabinieri, in via Farini, accanto alla zona della Movida di corso Como. Zona dove non è raro che vengano fatte rapine, usando anche spray al peperoncino.

Addosso al motociclista, che non ha la patente, sono stati trovati circa mille euro in contanti, una catenina in oro spezzata, un coltello a serramanico e una bomboletta di spray al peperoncino. Il tunisino è stato arrestato dai carabinieri per resistenza a pubblico ufficiale, mentre per le accuse di guida senza patente e omicidio stradale procede la Polizia locale, incaricata di accertare anche l’esatta dinamica dell’epilogo dell’inseguimento, circa un eventuale impatto accidentale tra l’auto dei carabinieri e lo scooter. Eppure i manifestanti hanno rinfacciato agli agenti della Polizia di Stato di stare dalla parte dei Carabinieri, ovvero di chi avrebbe ucciso il loro amico: «Lo avete ucciso voi». Eppure Ramy è morto per un incidente, sfuggendo alla legge, avendo sulla coscienza chissà cosa...

Ma per chi abita al Corvetto non contano i fatti, ma la verità che si sono costruiti addosso, quella che hanno deciso di rivendere in strada. E così, nel tardo pomeriggio di ieri, sono tornati in via Ripamonti, per ribadire la loro versione. Sul luogo dell’incidente stato svuotato un estintore, all’angolo tra via dei Cinquecento e piazzale Gabriele Rosa. Nessuno è rimasto ferito. La polvere ha annebbiato per una decina di minuti la strada, dove sono state lanciate anche delle bottiglie. La Polizia di Stato, che presidiava la zona a una certa distanza, si è spostata e la ventina di ragazzi si sono dileguati. Dalle fila del centrodestra milanese, solidale con le forze dell’ordine, il coro di proteste per i fatti del Corvetto e di via Ripamonti è unanime, puntando a chiedere maggiori controlli del territorio, sottolineando come questa esplosione di rabbia rischi di essere solo l’inizio, «strumentalizzando la morte di un giovane». Come già stanno facendo...

di Enrico Paoli