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Meloni, "La Costituzione di tutti": l'intervento alla Camera sul premierato
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Nel giorno in cui la riforma costituzionale che introduce il Premierato approda in Senato, la premier Giorgia Meloni, in un convegno alla Camera, rilancia la "madre di tutte le riforme" come vessillo del governo, a un mese dal voto europeo. Accademici, personaggi dello sport, dello spettacolo e dell'impresa, assistono al confronto promosso dalle fondazioni De Gasperi e Craxi, degli ex ministri Angelino Alfano e Margherita Boniver, nella Sala della Regina. Ci sono i ministri Abodi, Ciriani e Schillaci, il sottosegretario Alfredo Mantovano, ma anche cantanti come Pupo e Iva Zanicchi, attori (Claudia Gerini, Michele Placido), sportivi come Filippo Magnini.
Meloni nel suo lungo intervento difende a spada tratta la riforma il cui obiettivo, spiega, è la stabilità ed "evitare i ribaltoni. Nella scorsa legislatura abbiamo avuto tre governi, guidati da due presidenti del Consiglio, nessuno dei due aveva avuto legittimazione popolare, hanno guidato coalizioni formate da partiti che in campagna elettorale avevano dichiarato la loro alternatività, e la fiducia a quei governi è stata data da parlamentari eletti in liste bloccate. Tutto costituzionalmente legittimo, ma il punto è che i padri costituenti non potevano immaginarlo, perché era un altro mondo, un'altra epoca. Ora lo abbiamo visto accadere e lo dobbiamo correggere".
La premier insiste molto sul fatto che la riforma non riguardi il breve periodo, anzi: "Mi sono interrogata - spiega - su come i miei avversari politici utilizzerebbero questa riforma se fossero al governo, ma non mi faccio questi problemi. Per me è un rischio fare questa riforma, ma ho l'occasione, per la prima volta in molti anni, di fare qualcosa che può servire al futuro del Paese. E penso che una riforma di questo tipo può essere utilizzata in positivo da chiunque". E soprattutto, aggiunge, "questa riforma non riguarda me, non riguarda neanche il Presidente Mattarella, riguarda il futuro, riguarda tutti, e per questo sono contro la personalizzazione della questione. Su un tema così l'opposizione fine a se stessa non serve a niente. Possibile che in Italia non si riesca mai a discutere delle grandi questioni? Il gioco tattico lo pagano poi i cittadini". Ma l'opposizione, attacca, preferisce lo scontro: "La proposta di un'elezione diretta del capo del governo non è una proposta di destra né di sinistra, e in passato è stata ipotizzata anche da quella parte politica che oggi vede leader politici dire che 'fermeranno la riforma con i loro corpi', e non so se sia una minaccia o una mancanza di argomenti". Servirebbe invece il dialogo: "Io ero partita da un altro schema, poi abbiamo cercato di capire l'umore e abbiamo sentito che tutti dicevano 'il Presidente della Repubblica non si tocca', e subito abbiamo accantonato il semipresidenzialismo alla francese. Consideravo già questo un segnale di disponibilità al dialogo, che evidentemente non è stato colto. Ma sono sempre disponibile al dialogo, se non è dilatorio".