L'affondo
Rizzetto contro Pd e M5s: "Sputo in faccia, chi è Landini", seduta sospesa in aula
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Basta una frase a Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d'Italia e presidente della Commissione Lavoro della Camera, per far saltare i nervi al Pd e alla opposizione a Montecitorio. "Ieri qualcuno ha parlato di sputo in faccia. Devo dire che voi siete i lama della politica italiana perché per oltre dodici anni avete sputato continuamente in faccia non soltanto ai lavoratori, ma anche votando i licenziamenti collettivi. Questa è la sinistra del nostro Paese. Landini è il vostro capo".
Da quel preciso momento, la discussione in aula sul salario minimo, già incandescente, diventa impossibile. Insulta, urli, grida e il presidente di turno Fabio Rampelli, compagno di partito di Rizzetto, è costretto a sospendere la seduta per qualche minuto a causa delle intemperanze dai banchi del centrosinistra.
"Sul salario minimo quello che abbiamo compreso in modo chiaro è che il capo dell’opposizione si chiama Landini - la dura presa di posizione del meloniano Rizzetto -, lo stesso che qualche anno fa era contrario all’istituzione di un salario minimo e favorevole all’estensione della contrattazione collettiva, quello che oggi chiede la maggioranza. Landini è lo stesso che nelle piazze urla per un salario minimo a 9 euro e pochi mesi fa ha firmato per il rinnovo del contratto collettivo sulla vigilanza privata a 5 euro. Questo governo in sei mesi fa quanto non sono riusciti a fare in dieci anni Pd e M5s. Stiamo raggiungendo obiettivi a favore di lavoratori, imprese e famiglie. Proseguiamo su questa strada anche per il raggiungimento di un salario legale, equo e dignitoso ed è bene che le opposizioni se ne facciano una ragione".
Non appena Rizzetto termina il suo intervento, i deputati dell'opposizione hanno esposto i loro cartelli, con la scritta "salario minimo negato" e urlando in coro "vergogna, vergogna". Molti occupano con i loro cartelli i banchi del governo: Matteo Mauri del Pd si mette accanto al sottosegretario Claudio Durigon. Dopo una breve sospensione, la seduta riprende con i commessi che cominciano a togliere dalle mani dei deputati i manifestini, e il vicepresidente Rampelli indice la votazione finale: i deputati tornano a posto tranne un piccolo capannello a destra: un deputato M5s, Marco Pellegrini, e uno di Fdi, Salvatore Deidda, stanno venendo alle mani e li separano alcuni colleghi, tra cui il vicepresidente Giorgio Mulè. Indetta la votazione, la proclamazione del risultato è impossibile da sentire, tali sono le urla.
Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev - agenziavista.it