Marito e moglie
Coronavirus, la testimonianza: "Due settimane in quarantena, obbligati a stare in 20 metri quadrati"
Il tuo browser non supporta il tag iframe
Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza del signor Franco Perego.
"Buongiorno, mi chiamo Franco Perego, dall'8 ottobre siamo in un paese della valle d'Aosta, Brusson, Domenica 11 porto mia moglie al Pronto soccorso di Aosta per un piccolo malore, non ci sono medici in zona e quindi il pronto soccorso è l'unica alternativa, vengono fatti gli esami del caso e la dimettono, prima però gli fanno il tampone che risulta positivo. Inizia così la quarantena, facciamo subito presente alla dottoressa che lì a Brusson abitiamo in un monolocale piccolissimo per cui non è possibile rispettare nessuna delle norme per il virus. Risposta: non è di loro competenza, ci rimandano al sindaco, il quale velocissimo ad emettere l'ordinanza restrittiva, diventa irreperibile lasciando un messaggio che sentito il loro legale non è tenuto a fare niente.
Passano i giorni e noi in casa 20 mq, viviamo con mascherine giorno e notte, facciamo i turni per lavarci e mangiare, dopo un po'di giorni mi viene fatto un tampone che risulta negativo, chiedo quindi al medico che ci segue se posso almeno io uscire da questo piccolo inferno, risposta: meglio aspettare 14 giorni ( nel DPCM la quarantena è di 10 gg + tampone negativo). Stringiamo i denti ed andiamo avanti con il supporto unico di persone amiche che ci prestano anche i soldi, perché non possiamo nemmeno andare a prelevarli, dopo alcuni giorni ci viene fatto un altro tampone, sia a me che a mia moglie con esito negativo per me e positivo per mia moglie. Faccio presente la situazione di forte disagio materiale e psichico che stiamo vivendo e tutti gli operatori mi assicurano che ormai passati più di 14 giorni e con ben 2 tamponi negativi avrò la possibilità di uscire, quindi predisponiamo in modo che mia moglie rimanga in quarantena da sola ed io non sia lì vicinissimo a lei perché se continuo a stare lì è ovvio e palese che il contagio avviene. Il dottore diventa irreperibile ma in compenso gli operatori mi dicono che forse non possono trattenerci più di 21 giorni e quindi di sopportare perché neanche loro sanno cosa fare. Faccio presente che io non ho mai avuto sintomi e mia moglie ha avuto solo per due giorni due lineette di febbre e che il passaggio al pronto soccorso è stato dettato dal voler stare tranquilli. Mi chiedo se questo è il modo di trattare le persone che oltre al danno del Covid devono subire la beffa di questo servizio sanitario".