Viaggio a Lesa

Alla scoperta della villa di Monti

Andrea Tempestini

In paese gira una battuta: «Se vuoi diventare presidente del Consiglio devi comprare casa a Solcio di Lesa». Qui, in un paesino sul Lago Maggiore di 2.350 anime, ci sono le ville del passato e presente (forse futuro?) premier italiano. A pochi metri di distanza l’una dall’altra:  Villa Campari, lussuosa residenza di Silvio Berlusconi, e quella più appartata di Mario Monti. Appartata, certo, ma da fare comunque invidia a molti: tre fabbricati  da 14,5, 3,5 e 10 vani ciascuno, oltre a tre ettari e mezzo di vigna più altrettanti di parco tenuto a bosco. Mica male, se consideriamo che «la quotazione immobiliare in questa zona è di 2.500 euro al metro quadro», come  spiega Stefano, un ragazzo di Belgirate, appena laureato in ingegneria edile e con un passato recente da agente immobiliare proprio a Lesa. «Non sarà bella come la casa di Silvio, ma io  ci andrei a vivere volentieri», aggiunge sorridendo. Racconta che il Cavaliere ha comprato casa qualche anno fa, «dopo un convegno tenuto in zona durante il quale ha stretto molte mani». Un’enorme villa che affaccia sul mare, con accesso sulla strada principale e cancello presidenziale. «Speravamo in un effetto Clooney», dice Stefano, «ma nessuno l’ha imitato, il mercato è fermo, anche per colpa delle scelte di Monti». Il professore, invece, il suo eremo dorato lo ha avuto in dote dalla moglie Elsa Antonioli, che l’ha ereditato a sua volta dalla famiglia e che lo scorso 24 marzo  ha acquistato il restante 50 percento della proprietà da una famigliare. Senza perdere tempo, la first lady  ha poi assegnato ai due figli la percentuale, dando ad ognuno il 25 percento.  La villa dista pochi minuti dalla stazione. Cinquanta metri prima di arrivare al cancello di Berlusconi, c’è una stradina piccola piccola che sale sul versante. È così stretta che un furgoncino faticherebbe a passarci. Dopo un paio di tornanti e un ponticello basso, si arriva a una imponente cancellata. La casa è qui. Sul citofono ci sono quattro pulsanti, tre dei quali con nome. In alto si legge «Rocca-Antonioli», ma non risponde nessuno. Al quarto e ultimo tentativo, l’altoparlante gracchia la voce d’un vicino.  «Salve, è vero che qui c’è la casa del presidente Monti?». «Certo»,  risponde, «ma non sono io». Spiega di  conoscere il premier («abita qui di fianco») e si rammarica di non aver mai incontrato Berlusconi, «che è anche il mio presidente visto che sono milanista». Poi si trincera dietro i «non lo so, non sono sicuro», invitando a porre le eventuali  domande alla signora Monti.  Dal cancello la casa è invisibile, coperta da un muro alto e spesso che affaccia sui binari della ferrovia. Più giù, sullo sfondo, la distesa azzurra del Lago Maggiore. Impossibile scattare foto, anche da lontano,  a meno di non attraversare il fossato. Sobrietà e discrezione vanno di pari passo.  Non è un caso che sebbene tutti i residenti sappiano della villa, in pochi conoscono la sua precisa ubicazione. E forse è un bene per il professore, visto che in paese non è molto amato. Fra gli avventori del bar  di fronte alla stazione ferroviaria, nessuno vede di buon occhio il professor Monti. Compresa la titolare. «Ci sta ammazzando con tutte queste tasse, l’Imu, le pensioni…». «Qui occorre che trovi una soluzione quanto prima, altrimenti è meglio che non venga in villeggiatura da noi», commenta un cliente. E giù a ridere. di Salvatore Garzillo