Svelati gli altarini
Giulio Tremonti, la verità sull'euro: "Non è stato Prodi a farci entrare". Il retroscena sugli industriali tedeschi: così ci hanno devastato
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"Non è stato Romano Prodi a portare l'Italia nell'euro". Giulio Tremonti smonta la leggenda metropolitana sul merito (sempre ammesso che sia un merito, e più di qualcuno ne sta dubitando) del professore sull'ingresso del nostro paese nella moneta unica, 20 anni fa. Un ingresso a tappe forzate, anche a suon di tasse e propaganda, e che ha trovato l'Italia drammaticamente impreparata al cambio di valuta e all'addio alla Lira.
"Ricordo bene come mi disse un grande presidente svizzero - ha rivelato l'ex ministro dell'Economia dei governi di Silvio Berlusconi intervenendo in collegamento all'evento Noi e l'euro: 20 anni di storia organizzato da Assoeureca.eu - che i banchieri tedeschi non volevano l'Italia nell'Euro e che gli industriali tedeschi temevano un'Italia fuori dall'euro e competitiva". In altre parole, l'adozione dell'euro anche in Italia non fu decisa tanto a Roma o a Bruxelles, quanto a Berlino, e per motivi tutt'altro che altruistici. "L'ingresso nell'euro dell'Italia non è un merito di Prodi - riassume Tremonti - ma perché si pensava che un'Italia fuori dall'euro sarebbe stata troppo competitiva". Come sono andate le cose negli anni successivi, soprattutto a fine anni Duemila con la prima crisi finanziaria globale che ha travolto il mondo, ma soprattutto l'Eurozona e gli Stati più fragili (la Grecia in testa e l'Italia subito dietro) è cosa nota a tutti e conferma come il piano tedesco sia andato sostanzialmente a segno.
C'è poi stato un problema di "miopia" sul campo dell'economia applicata: "Il fatto di non prevedere una banconota da un euro è stato un errore - sottolinea ancora l'ex ministro -. L'Italia non era pronta a utilizzare monete di alto valore. Le monete da un euro sono state usate come mancia al bar quasi in automatico. Avremmo dovuto fare una banconota da un euro come per il dollaro". L'altro grande nodo invece è relativo alla politica e alla macro-finanza: "L'ingresso nell'euro dell'Italia ha sicuramente dato stabilità - ammette Tremonti -. Ma il grande errore politico è stata la stupidità delle politiche Ue. La globalizzazione è entrata in Europa trovandola impreparata. L'Ue ha creato un'infinità di regole per le imprese, imprese in competizione con imprese senza alcuna regola". E a venire stritolate sono state soprattutto quelle italiane. Proprio quello che i concorrenti tedeschi auspicavano.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev agenziavista.it