La missione Ue e il ruolo degli italiani

Repubblica Centrafricana, un ponte tra i cristiani e i musulmani

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Andrea Tempestini

In lingua locale si chiama "sewa" (unità, ndr). E’ il nome del ponte che collega le comunità cristiane e musulmane di Bangui, capitale della repubblica Centrafricana. Al progetto hanno preso parte numerosi Paesi dell’Unione Europea: la Repubblica Ceca ha fornito la struttura metallica modulare di fabbricazione polacca, successivamente trasportata a cura delle Svezia e infine assemblata dai militari dai nostri militari. Composto da oltre 1000 elementi, nell’arco di due giorni il ponte modulare è stato costruito dal 2° Reggimento Genio di Trento.  Il ponte, dalla costruzione al taglio del nastro Guarda le fotografie nella gallery L’iniziativa portata a termine dalla missione Eufor Rca si inserisce nel quadro dei progetti europei a sostegno della popolazione realizzati in cooperazione con le autorità centrafricane. Il contingente composto da circa 700 elementi (di cui 51 italiani) che operano nella capitale Bangui, ma il supporto finanziario e logistico della missione coinvolge tutta la Ue. Le 28 nazioni hanno infatti compreso l’importanza di intervenire nel Paese africano in primis per mettere in sicurezza la popolazione (i profughi accampati attorno all’aeroporto sono scesi da 120mila a meno di 20mila) e poi per garantire un cuscinetto politico e militare contro l’avanzata dei gruppi di terroristi islamici legati alla Nigeria, al Chad e al Sudan che puntano a destabilizzare l’intero continente e contagiare i flussi di emigranti verso il vecchio Continente. Il ponte messo in piedi dall’esercito è dunque qualcosa in più di un collegamento. E’ un simbolo di normalità. Anche se negli ultimi giorni le ex fazioni di combattenti hanno messo in atto rapimenti contro esponenti del governo di Bangui. Un modo per tentare di bloccare gli arresti dei generali signori della guerra e di fermare il lento processo di normalizzazione. "Si sono verificati alcuni eventi mirati a destabilizzare la situazione", commenta a Libero il colonnello Mario Renna, l’italiano portavoce dell’intero contingente, "che a volte mostra segni di volatilità, ma nel complesso è in fase di deciso miglioramento. Sia dal punto di vista politico che negli aspetti della vita quotidiana. Nelle zone più calde della capitale hanno ricominciato a circolare veicoli, i taxi operativi sono aumentati di 5 volte e i commerci anche nelle aree cuscinetto tra i quartieri musulmani e cristiani sono ripresi con una certa intensità. L’impegno italiano si è rivelato tangibile e ha consentito il ritorno della mobilità". La missione di Eufor Rca finirà il 15 marzo. Resta ancora molto da fare. Rimarranno una sessantina di militari europei per addestrare le ri-nascenti forze armate centrafricane. I pilastri che servono per tenere in piedi una nazione sono stati issati. Un passo fondamentale per la stabilità dell’area e per la lotta al terrorismo. di Claudio Antonelli