Scontri e cariche

Erdogan commissaria il quotidiano d'opposizione, rivolta a Istanbul

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Giulio Bucchi

Ancora tensione a Istanbul: La decisione di un tribunale di porre in amministrazione controllata il gruppo media Feza ha causato la mobilitazione di centinaia di manifestanti dinanzi la sede del quotidiano Zaman, organo di punta del gruppo. La folla si era radunata per protestare contro l'ennesimo colpo di mano da parte della magistratura nei confronti della stampa di opposizione al governo del partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) del presidente Recep Tayyip Erdogan ma è stata oggetto di cariche da parte della polizia, come testimonia questo video di Ruptly. Dopo gli scontri è partita una petizione online per chiedere al tribunale di Istanbul di rivedere la sentenza sul commissariamento del quotidiano. Il ruolo di Fetullah Gulen - Secondo l'agenzia Dha, poco prima della mezzanotte un megafono ha annunciato lo sgombero del palazzo e dopo circa 10 minuti due idranti hanno iniziato a sparare acqua colorata e gas al peperoncino sulla folla radunatasi dinanzi l'ingresso della redazione. Le cariche sono continuate per alcuni minuti nelle strade vicine la sede di Zaman. In seguito alla fuga della folla i pompieri hanno forzato le catene e i lucchetti con i quali le porte del palazzo erano state sigillate. È seguita l'irruzione della polizia, durante la quale, in base a quanto riportato dallo stesso Zaman, sarebbero stati distrutti alcuni computer e macchine fotografiche, scatenando la reazione di molti dei giornalisti presenti. Gli ufficiali incaricati hanno letto il provvedimento che pone il giornale, come parte del gruppo Feza, in amministrazione controllata e i giornalisti sono stati condotti fuori dalla redazione dagli agenti. La decisione è stata emessa da una corte penale di Istanbul su richiesta del procuratore, secondo cui il gruppo "agisce secondo gli ordini della organizzazione terroristica conosciuta come struttura parallela che fa capo a Fetullah Gulen". Quest'ultimo, miliardario e ideologo islamico auto-esiliatosi negli Stati Uniti, alleato di Erdogan nel decennio 2002-2012, è ormai da tempo suo acerrimo oppositore. Tra le accuse figura anche una presunta alleanza con il partito curdo separatista del Pkk, in guerra con la Turchia dal 1984: il pm afferma che rappresentanti dei 2 gruppi si sarebbero incontrati all'estero.