Parla il luminare

Piccolo Charlie, parla l'anestesista William Raffaeli: "Spero non lo abbiano fatto soffrire"

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Giovanni Ruggiero

Nella pesantissima eredità che il piccolo Charlie Gard ha lasciato ai milioni di persone che si sono scontrate sulla sua vicenda, l'aspetto meno considerato è stato il tempo, lunghissimo, trascorso dal piccolo con la sua malattia e la possibile sofferenza con la quale ha dovuto fare i conti. A sollevare il dubbio è il dottor William Raffaeli, docente di anestesia e rianimazione all'università di Parma, fondatore e presidente del'Istituto di scienze algologiche per lo sviluppo e la ricerca contro il dolore. Certi dettagli sul ricovero del piccolo Charlie non sono mai stati chiariti fino in fondo, a cominciare dall'eventualità che gli sia stata "somministrata una terapia del dolore - ha detto il medico al Messaggero - Come, d'altronde, non è mai stato chiaro perché, rispetto al desiderio dei genitori di portarlo in America, c'è stata un'opposizione". Saperlo sarebbe stato comunque possibile, come spiega il dottor Raffaeli: "Si verifica se ha tachicardia, si controllano le sue reazioni ad una sollecitazione. A quell'età si soffre come soffre un adulto. Ma del dolore possibile di Charlie, neppure una parola. Spero sia stato 'protetto' nonostante questa sorta di sequestro".