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Di Matteo, i dieci misteri sulla fine di Giovanni Falcone

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Matteo Legnani

Dieci domande che lasciano aperti altrettanti misteri sulla strage di Capaci e la fine di Giovanni Falcone. Li ha citati il pm Antonino Di Matteo detto Nino, a Montecitorio per un convegno sulla giustizia organizzato dal M5s. Domande certamente inquietanti, che passano dalle intercettazioni a Riina in carcere ai files informatici di Falcone scomparsi, dalle carte su Gladio che il giudice aveva con sè a Roma alla agenda rossa di Paolo Borsellino che non si trovò più, fino a quell'appunto con numeri telefonici del Sisde rinvenuto nel cratere di Capaci. Domande però a cui proprio magistrati come Di Matteo avrebbero dovuto dare risposta in tutti questi anni, perché altrimenti chi altri potrebbe? Lui invece lascia tutto aperto, chiedendo sì nuove risorse e sostegno alle indagini che quelle risposte non sono riuscite a dare, ma buttando soprattutto la palla alla politica, visto che chiede un coinvolgimento della commissione parlamentare antimafia. Soluzione che onestamente non ha dati grandi risultati nella storia di questa Repubblica. E se i magistrati stessi gettano la palla ad altri per la ricerca della verità, che speranza c'è di avere quelle risposte? di Franco Bechis