Caso Diciotti
Caso Diciotti, i legali pro migranti assaltano il governo
È una rete a maglie strettissime, agguerrita e disposta a tutto, con l’obiettivo dichiarato di infastidire il governo. Sono le associazioni di avvocati che offrono assistenza legale ai migranti, con sedi sparse in tutta Italia e sempre pronte quando si tratta di cavalcare sentenze che contrastano la visione del centrodestra. Quale occasione, dunque, meglio del pronunciamento della Cassazione sul caso Diciotti per infilarsi nella battaglia politica schierandosi a sinistra?
In prima linea c’è la “Legal Aid” di Roma, che insieme alle varie “Baobab experience”, “Medu” (Medici per i diritti umani) e “A buon diritto” ha seguito il ricorso presentato dal cittadino eritreo trattenuto a bordo della Diciotti nel 2018 cui i giudici della Suprema Corte hanno riconosciuto un risarcimento danni perla «restrizione arbitraria della libertà personale». La coordinatrice dell’associazione, Giovanna Cavallo, ha spiegato che «i migranti sembravano spaesati e non si erano resi conto pienamente di quello che avevano subìto» e che quindi «li abbiamo informati sui loro diritti e hanno deciso di fare ricorso per ottenere un risarcimento in sede civile».
GRANDI FESTEGGIAMENTI
Ora festeggiano tutti insieme: «Questa ordinanza di risarcimento è un precedente importante». Tanto che quelli di Legal Aid adesso sognano di far vacillare la legittimità di assegnare porti di sbarco lontani, così come funziona grazie al decreto Piantedosi per tutte le imbarcazioni cosiddette umanitarie, e pure quella di portare in Albania gli extracomunitari da espellere.
La sentenza della Cassazione, è la loro speranza, potrebbe aprire un pericoloso precedente anche su questo fronte: «Chiarisce che i naufraghi devono essere portati a terra più velocemente possibile e non possono essere privati della libertà personale per giorni come è avvenuto a tutti i richiedenti asilo che sono stati trasportati in Albania negli ultimi mesi». Tra chi sta battendo forte sulla sentenza della Cassazione in funzione anti-governativa c’è anche l’Associazione diritti e frontiere (Adif), attiva nella difesa dei richiedenti asilo in collaborazione con le varie ong. Il presidente è l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo, pure membro del Collegio del Dottorato in “Diritti umani: evoluzione, tutela, limiti” presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Palermo nonché componente della campagna LasciateCIEntrare.
Non ha dubbi il legale: «La valutazione sulla tollerabilità del trattenimento a bordo della nave soccorritrice potrebbe comportare conseguenze rilevanti sia sulla ammissibilità dell’assegnazione di porti sicuri di sbarco “vessatori”, eccessivamente lontani dal luogo del soccorso, sia sulle ipotesi di trattenimento ai fini dell’identificazione, nel caso dei naufraghi soccorsi da navi militari italiane in acque internazionali, e poi bloccati a bordo per giorni, in attesa di un successivo trasferimento verso i centri di detenzione previsti dal protocollo Italia-Albania». E come dimenticare l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), nata nel ’90 e sede a Torino, con l’obiettivo dichiarato di «cambiare le leggi che discriminano e contrastano con la nostra Costituzione e le Convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato» per «proteggere e promuovere l’uguaglianza e i diritti umani delle persone straniere».
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«DANNI MORALI»
L’avvocato Salvatore Fachile all’emittente antagonista Radio onda d’urto ha spiegato che il «punto fondamentale della sentenza è il fatto che i migranti siano stati illegittimamente privati della libertà» e che il loro mancato sbarco «non è un atto politico». Di più: il governo «aveva l’obbligo di farli scendere in tempi ragionevoli» e questo «sarebbe stato applicabile in tante altri ipotesi in cui cittadini stranieri sono stati privati delle loro libertà personali». Gli extracomunitari della Diciotti «hanno subito un danno morale», sentenzia Fachile.
Non risulta siano stati maltrattati né che l’equipaggio non abbia provveduto al loro sostentamento. Eppure, per esser rimasti nove giorni sulla nave al largo di Catania, ogni migrante potrà incassare tra i 41mila e i 72mila euro a testa. E a bordo ce n’erano ben 177... I ricorsi a valanga, dunque, non sono un’opzione remota: c’è infatti un vasto pool di avvocati “no borders”, ovvero conro le frontiere e a favore di un’accoglienza sfrenata, in rampa di lancio. Una mano tesa verso gli stranieri e l’altra a stringere un bastone da infilare tra le ruote della macchina governativa. Il più classico uso dei migranti a fini politici.
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