La cospirazione del bene?

Ghali e Casarini, diktat dal palco: "Accogliere tutti. Ecco di cosa parlare a scuola"

Enrico Paoli

«Voi fate morire la gente in mare, noi la salviamo». I buoni e i cattivi, nella visione di Luca Casarini, ex capo dei disobbedienti, portavoce dei centri sociali del Nordest, oggi alla guida della Ong Mediterranea, che va a prendere gli immigrati in mare per farli sbarcare sulle coste italiane, si dividono esattamente così.

Da una parte il governo di centrodestra, guidato dalla premier, Giorgia Meloni (nel “voi” di Casarini è compreso anche Trump: «il peggio che avessimo mai immaginato è diventato realtà») colpevole di applicare le leggi e difendere le ragioni del nostro Paese. Dall’altra loro, le Ong, che violano tutte le leggi per dare «una speranza» a chi vuol entrare clandestinamente in Italia, alimentando il mercato degli scafisti e dei trafficanti di uomini. Luca Casarini, per non aver rispettato le leggi, è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mentre nel 2016 è stato condannato a tre mesi di carcere per l’occupazione di una casa sfitta da anni dell’Ater di Venezia. I buoni e i cattivi, appunto.

 

 

 

E proprio perché i presunti buoni di Casarini si sentono buonissimi, quasi divini, se non addirittura unti dal Signore visto il rapporto dell’ex giottino di Genova (quello del 2001), con Papa Francesco, si son dati una missione: prendere gli immigrati in mare, sostenendo di strapparli alla morte, per portarli sulle coste italiane. «Quanti soldi buttati», da parte del governo, per «respingere le persone». Soldi che Casarini, probabilmente vorrebbe per la sua nave. Per non dire dell’Albania. «Hanno realizzato un centro, dove accanto c’è un carcere, così chi sgarra finisce direttamente lì», afferma il responsabile di Mediterranea, durante la presentazione del libro La Cospirazione del bene, scritto con Gianfranco Bettin, edito da Feltrinelli, arricchito da uno scritto di Papa Francesco, alla Fondazione Feltrinelli di Milano, insieme al cantante Ghali. «Uno dei nostri slogan era “un altro mondo è possibile”, ebbene oggi c’è il loro», sottolinea Casarini, diventando il testimone del suo stesso fallimento, di rivoluzionario senza nessuna rivoluzione portata a compimento.

 

 

 

E allora non resta che pensare di essere «buoni», come fa Casarini, di «cospirare» per il bene, aiutando gli immigrati in mare, o mettendo all’indice Israele: «Ci stanno facendo vedere come si uccidono i bambini». Un aiuto, quello delle Ong, che serve solo ad alimentare le rotte della disperazione, senza fermare gli affari dei trafficanti di uomini. «Oggi dominano buio e tenebre», afferma Casarini, «vincono i peggiori, un incubo. Noi dobbiamo organizzarci per fermare tutto ciò». Ovviamente sostenendo le Ong, mica altro.

 

 

 

Ma per convincere centri sociali e delusi dalla sinistra ufficiale, compagni in cerca d’autore e sinistrorsi da salotto, occorre un testimonial forte. E chi meglio di Ghali, il rapper che ha regalato un’imbarcazione a Mediterranea? Nella sala della Fondazione Feltrinelli metà del pubblico e per lui. Del libro di Casarini e delle sua im mare, narrate nel volume, probabilmente da poco o nulla. I buoni sono così, del resto. «Vorrei che a scuola si parlasse di quanto avviene nel Mediterraneo, visto che non si fa», dice il cantante, nato a Milano da genitori tunisini, «e sarebbe bello se a farlo fossero i testimoni di quei viaggi in mare. I loro racconti, le loro testimonianze, sarebbero importanti». Come se quella fosse la strada giusta per alimentare il processo d’integrazione, quando rischia solo di essere un fenomeno di distorsione. Per Ghali, evidentemente, le note da suonare sono le stesse di Casarini. Stonate e fuori luogo...