Parte l'operazione

Migranti, puntavano Lampedusa ma sono in Albania: la foto che spiega tutto

Michele Zaccardi

Sono sbarcati i migranti giunti a Shengjin ieri mattina alle 8 a bordo della nave Libra della Marina Militare. A gruppi di quattro, i sedici immigrati hanno percorso a piedi le poche decine di metri che separano la banchina dall’ingresso dell’hotspot allestito nel porto della cittadina albanese. I dieci bengalesi e i sei egiziani sono rimasti sul pattugliatore per poco più di 90 minuti, prima di essere fatti scendere accompagnati dal personale italiano che li ha scortati all’interno della struttura.

Dopo essere stati sottoposti ai controlli sanitari di rito, sono state avviate le procedure per la loro identificazione. Due però sarebbero minorenni, mentre altri due avrebbero problemi di salute. Per questo, hanno riferito all’Ansa alcune fonti dell’autorità portuale della città «sono stati trasferiti su una motovedetta per esser riportati sulla nave Libra, diretti in Italia».

 

 

Nel pomeriggio gli altri 14 migranti sono stati trasferiti in pullman nel campo di Gjader, a una ventina di chilometri da Shengjin, nell’altro sito sotto la giurisdizione italiana. Rimarranno nel centro di accoglienza in attesa dell’esito delle domande di protezione internazionale. Lo sbarco è stato accolto da una protesta di giovani attivisti albanesi, che si sono radunati davanti al porto di Shengjin. I manifestanti, che contestano l’intesa tra Roma e Tirana, si sono presentati con uno striscione con la scritta in inglese “Il sogno europeo finisce qui” e un fotomontaggio del premier albanese Edi Rama e del presidente del Consiglio Giorgia Meloni vestiti con l’uniforme della polizia penitenziaria.

Sono tre le strutture realizzate dall’aeronautica militare italiana nel villaggio albanese: un centro per richiedenti asilo che al momento può accogliere 400 persone (a regime saranno 880), un Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) con 144 posti che ospiterà i destinatari di provvedimenti di espulsione e un penitenziario con 20 posti.

Sul primo sbarco di migranti sottoposti alle procedure accelerate di frontiera in un Paese terzo, fuori dall’Unione europea, che ha scatenato le critiche dell’opposizione, è intervenuto il vicepremier Antonio Tajani, che ha bollato come «fuori luogo» le polemiche della sinistra. «Mi pare che questo accordo tra Italia e Albania sia stato portato come modello anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen» ha detto il ministro degli Esteri. «Ricordiamo che tutti i centri sono gestiti da autorità italiane. Quindi è un investimento per combattere l’immigrazione illegale, i trafficanti di esseri umani e per rimandare nei Paesi d’origine coloro che non hanno diritto di venire in Italia» ha aggiunto.

Sul tema è intervenuto anche il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time alla Camera. Il protocollo con l’Albania, ha detto, «risponde a esigenze di prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari e potrà svolgere un’importante funzione di deterrenza rispetto al traffico illecito di migranti che quei flussi alimenta». «Lo stanziamento previsto, che, a seconda della variabilità del funzionamento delle strutture legata all’andamento dei flussi migratori» ha precisato il ministro, «potrà anche rivelarsi superiore ai costi effettivi, è riferito all’arco di cinque anni e consiste in 134 milioni di euro all’anno».

 

Piantedosi ha poi sottolineato che quello in Albania è «un investimento che, sul lungo periodo, potrà consentire di abbattere le spese della gestione di prima accoglienza straordinaria che sono oggi pari a circa un miliardo e 700 milioni all’anno, che il governo in carica ha ereditato da epoche precedenti di rassegnazione ed assenza di ogni qualsivoglia reazione agli arrivi massicci e incontrollati».

Il ministro ha poi snocciolato i numeri sugli arrivi via mare, rivendicando il successo delle politiche dell’esecutivo nel ridurre gli sbarchi. «Il forte calo del numero degli arrivi via mare dei migranti - meno 62 per cento rispetto al 2023 e meno 30 per cento rispetto al 2022 - è frutto dell’efficacia degli interventi del governo e della sua capacità di creare convergenze a livello internazionale sulle proprie linee d’azione» ha detto Piantedosi. Il titolare del Viminale ha poi ricordato il numero di permessi di soggiorno rilasciati: quelli in corso di validità all’11 ottobre superano i 4 milioni e 330mila.

Il ministro ha sottolineato inoltre di aver potenziato gli uffici immigrazione delle questure, iniziativa che ha fatto aumentare le istanze lavorate. «Dal 1° marzo al 31 agosto di quest’anno» ha spiegato, «sono state più di 1 milione e 40 mila con un aumento del 13% rispetto al semestre precedente. Analogo trend sui permessi rilasciati: 1.089.000 con un aumento del 12%». Sul fronte del terrorismo, sono state espulse 146 persone, di cui 77 nel 2023 e 69 nel 2024.