La loro crociata

Como, sul lago più immigrati che turisti. E l'Arci: "Loro come i vacanzieri"

Tommaso Lorenzini

La questione immigrazione da tempo agita Como, città da cartolina e costantemente in vetrina grazie alle decine di vip che eleggono il lago a buen retiro o meta per vacanze salate quanto privilegiate, di sicuro ricasco per il territorio. Fra centro storico e dintorni ci sono oltre 6mila fra case vacanze e b&b, otto hotel 5 stelle lusso, il Passalacqua (nuovo albergo della famiglia De Santis, aperto nel 2022) premiato come «migliore al mondo» nella guida “50 Best” e, per il 2024, sono «attesi 5 milioni di turisti», spiegava a Vanity Fair il presidente della Provincia lariana, Fiorenzo Bongiasca. Como dunque ricca, desiderata, ma anche vittima della sua posizione di frontiera e calamita per l’immigrazione: la Svizzera letteralmente ad un passo - possibile trampolino per il resto d’Europa - Milano e le opportunità della Lombardia più “grassa” a pochi chilometri. Sotto i lustrini del grande turismo (che sta creando molto dibattito in città fra chi lo benedice e chi invece denuncia l’inciviltà di chi arriva e la mancanza di programmazione e preparazione ricettive) è scoppiata anche la questione migranti, trasformata in una guerra da risolvere a colpi di ripicche.

LA POLEMICA

Se a Natale del 2017 aveva fatto scalpore l’ordinanza anti-clochard dell’allora sindaco Mario Landriscina (centrodestra), che proibiva ai senzatetto di bivaccare e chiedere l’elemosina all’interno della città murata (300 euro di multa e sanzioni anche ai volontari che portavano le colazioni in strada), oggi il sindaco civico Alessandro Rapinese (finora un mandato portato avanti spesso a colpi di provvedimenti-provocazione, dai rifiuti abbandonati alle tasse non pagate, al verde, ai parcheggi, agli asili) rilancia a modo suo. Durante un infuocato consiglio comunale- argomento principale la possibilità di dotare la polizia locale del taser (la pistola elettrica) - Rapinese, in polemica con la sinistra e il Pd, ha messo nel mirino le attività di solidarietà e la posizione di don Giusto della Valle, sacerdote della parrocchia di Rebbio, da anni attivo nell’accoglienza degli immigrati sulla scia di don Roberto Malgesini, ucciso nel 2020 a coltellate proprio da un senzatetto tunisino a cui aveva dato aiuto. «Non sapevo che don Giusto fosse un esperto di armi - il commento di Rapinese, in risposta alla consigliera del Pd, Patrizia Lissi - con lui preferirei dialogare su chi sia uno straniero e a che titolo possa fermarsi sul suolo pubblico», prima di scagliarsi contro l’attività di distribuzione delle colazioni alle persone in difficoltà: «Creare assembramenti di soggetti problematici che, dopo il caffè e la brioche, si soffermano in queste aree della città e creano problemi a chi vive nella zona è segno di irresponsabilità».

 

 

 

Immediatamente la sinistra ha dissotterrato l’ascia di guerra e nella partita è entrata l’Arci locale con un comunicato che, se da una parte difende l’azione legittimamente intrapresa da don Giusto, dall’altra tracima in esiti deliranti contro le «provocazioni fasciste e dell’estrema desta civica di Palazzo Cernezzi» e «condanna gli ingiustificabili sgomberi di persone costrette dalle Istituzioni a vivere in rifugi di fortuna in una delle città più ricche del pianeta che non mette a disposizione centinaia di alloggi pubblici inutilizzati».

NUMERI IN CRESCITA

Per questo, l’Arci si dice «pronta a organizzare iniziative in città che si rivolgano esplicitamente anche ai turisti per invitarli a non venire a Como fino a che non saranno ristabiliti i valori minimi di civiltà e di solidarietà che possano farla essere città aperta all’accoglienza delle persone migranti come dei vacanzieri». In sintesi: no ai turisti, che portano soldi e se ne vanno; sì ai migranti e alle problematiche che fanno arrivare con loro, che poi restano e finiscono sulle spalle delle comunità locali. E che il capitolo stranieri sia fra le principali criticità del territorio comasco lo spiegano i numeri resi noti dall’Ufficio immigrazione e dal bilancio dell’operato della polizia fatto dal questore di Como, Marco Calì: a far data allo scorso aprile, i permessi di soggiorno rilasciati sono stati 17.770, le richieste d’asilo raddoppiate rispetto ai dodici mesi precedenti (da 968 a 1548), 553 le espulsioni (542 l’anno passato), con quelle degli irregolari triplicate nel primo semestre del 2024. La Polizia di Stato (dati aggiornati al 5 luglio scorso) ha infatti effettuato 48 accompagnamenti alla frontiera, contro i 18 dello stesso periodo del 2023, e il Questore ha notificati 119 ordini di abbandonare il territorio. Ma per la sinistra è meglio tener lontani i turisti...