La sciagura del febbraio 2023
Strage di Cutro, il Procuratore: "Negligenza, indagati sei ufficiali". Si smonta il teorema della sinistra contro Meloni
Quattro finanzieri e due appartenenti al Corpo delle Capitanerie di porto sono gli indagati per i ritardi nei soccorsi al caicco Summer Love il cui naufragio a Steccato di Cutro il 26 febbraio 2023 ha causato la morte di 98 persone tra cui 35 bambini e un numero imprecisato di dispersi. L'accusa, dunque, smonta la teoria delle opposizioni di un "ordine di non intervenire" partito dall'alto, tra Palazzo Chigi e Viminale. Una polemica politica che infuriò in quei drammatici giorni: la strage si poteva invitare, ma non fu frutto di una scelta politica bensì di problemi organizzativi e pratici e di comportamenti individuali errati.
Oggi, al termine di un'attività investigativa condotta per oltre un anno dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, il sostituto procuratore della Repubblica di Crotone, Pasquale Festa, ha fatto notificare a sei persone l'avviso di conclusione indagini con le ipotesi di reato di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo: Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale della Guardia di finanza e del Roan di Vibo Valentia; Alberto Lippolis comandante del Roan di Vibo Valentia, Antonino Lopresti, ufficiale in comando tattico e controllo tattico presso il Roan di Vibo Valentia, Nicolino Vardaro, comandante del gruppo aeronavale di Taranto, Francesca Perfido ufficiale di ispezione presso l'Imcrr (Italian Maritime Rescue Coordination Center) di Roma, Nicola Nania, ufficiale di ispezione presso il V Mrsc (Centro Secondario del Soccorso Marittimo) di Reggio Calabria.
Il sostituto procuratore di Crotone sostiene che sia stata "corretta" la prima valutazione dello scenario operativo effettuata da Frontex Varsavia e dal Centro coordinamento soccorsi marittimi di Roma "che qualificavano l'intervento come operazione law enforcement" attribuendolo al Roan, Reparto operativo aeronavale, della Guardia di finanza di Vibo Valentia, "di cui però sconoscevano le capacità operative". E infatti nell'avviso di conclusione indagini il magistrato narra delle difficoltà di navigazione del pattugliatore della Guardia di finanza 'Barbarisi' che "previsto in servizio di pattugliamento dalle ore 18 del 25 febbraio alle ore 5 del 26 febbraio, non aveva mai mollato gli ormeggi a causa delle condizioni meteo marine avverse", mentre la vedetta della Finanza V5006 "alle ore 21 aveva invertito la rotta per avverse condizioni meteo marine riscontrate proprio nella zona in cui era atteso il target". Ed è già in questa prima fase che si verifica una mancanza di comunicazioni tra Guardia di finanza e Capitaneria di porto che avrebbero potuto "incidere sulla valutazione dello scenario operativo". Infatti, in presenza di mare forza 4 e vento di burrasca sud forza 7, con previsione in peggioramento, la Guardia di finanza aveva "ricevuto dalla Guardia costiera la disponibilità a impiegare, autonomamente o in ausilio, assetti certamente operativi e che potevano navigare senza alcuna difficoltà".
Impiego che, invece, sarebbe stato ritenuto non necessario. Secondo il pm - in definitiva - gli indagati avevano "tutti e indistintamente il prioritario, fondamentale e ineludibile obbligo di salvaguardare la vita in mare, anche rispetto a condotte imprudenti, negligenti e imperite degli scafisti nonché di tutela dell'ordine pubblico". Se fossero stati adottati comportamenti diligenti "personale dello Stato avrebbe, una volta acquisito a vista il target, constatato la presenza di almeno 180 persone a bordo del caicco Summer Love, numerose delle quali neonate e minori, con conseguente applicazione del piano Sar, impedendo in tal modo che il caicco fosse incautamente diretto dagli scafisti verso la spiaggia di Steccato di Cutro e in prossimità dell'approdo si sgretolasse, urtando contro una secca a seguito di una manovra imperita del timoniere".
Mentre la Ong Open Arms valuta "se costituirci parte civile", dal fronte delle opposizioni è Riccardo Magi a tenere duro su una posizione che appare, oggi, sempre più strumentale: "E' certamente importante accertare le eventuali responsabilità personali ma è altrettanto doveroso individuare le enormi responsabilità politiche alla base del mancato intervento di salvataggio", dice il segretario di +Europa. "Aver trattato questo come altri eventi di emergenza degli ultimi anni come operazioni di polizia anziché come potenziali naufragi con rischio di vita per molte decine di persone discende infatti da una chiara indicazione politica. E' stato fatto tutto quanto in potere delle autorità italiane per evitare quella strage? Lo chiedemmo in aula alla presidente Meloni nei giorni immediatamente successivi alla strage di Cutro. La risposta è no", conclude Magi che però finge di non considerare il fatto che al momento della sciagura, il governo di centrodestra fosse in carica da pochi mesi e che le eventuali responsabilità politiche nella gestione "emergenziale" degli sbarchi andrebbero per questo perlomeno divisi con i precedenti governi, sempre di centrosinistra a eccezion fatta per quello gialloverde del 2018-19 e e, in parte, di quello Draghi (di cui non faceva parte però Fratelli d'Italia).