Metodo Cicalone

Roma, pestato dai borseggiatori mentre va a fare la chemio? Follia a sinistra: attaccano chi denuncia

Andrea Muzzolon

«Violenza della telecamera sui più fragili e disperati». Così Christian Raimo definisce il metodo Cicalone, lo youtuber romano che riprende i furti delle borseggiatrici in metropolitana. Ecco, ora immaginate un ragazzo sulla banchina della metro. Un po’ affaticato. Con l’umore che non può essere certo a mille dato che sta andando in ospedale per sottoporsi alle cure oncologiche. E ora, immaginate un gruppo di delinquenti che lo accerchia, lo spintona e lo trascina. Poi questi lo riempiono di botte per rubargli lo zaino in cui non sanno essere contenuti tutti i referti medici degli ultimi mesi. Purtroppo questa storia terribile non va immaginata ma va raccontata. Perché tutto ciò, per quanto possa essere un caso crudele, è quello che è accaduto a Mattia.

Il ragazzo, appena 30enne, combatte da tempo con un brutto male e lo scorso mercoledì si stava recando in ospedale per continuare il suo percorso terapeutico. Arrivato alla stazione Termini attorno alle 9.30, in piena mattinata, è stato preso di mira dai soliti noti che terrorizzano i passeggeri dei mezzi pubblici. Un colpo secco alle spalle per farlo capitolare a terra e poi la mattanza per recuperare il bottino. Fra la paura e l’indifferenza dei passanti. Alla fine, il giovane è arrivato all’Umberto I ma, invece che recarsi nel consueto ambulatorio, si è dovuto far medicare le ferite rimediate in metropolitana.

 

 

 

La storia di Mattia, resa pubblica dall’associazione pendolari TrasportiAmo, è solo una delle tante che ogni giorno si verificano a Roma, Milano e in qualsiasi altra città italiana. Checché ne dicano Gualtieri, Sala e compagni nel disperato tentativo di difendere il loro operato, i cittadini hanno sempre più paura a utilizzare autobus e metro. È cosa nota che le forze dell’ordine, per una banale questione di mancanza di organico, non riescano a gestire il fenomeno dilagante di borseggiatrici e affini.

Ma è altrettanto cosa nota che l’Italia sia quel Paese in cui chiunque provi a dare una mano, viene presto preso di mira e sommerso dalle critiche. È un po’ quello che è successo allo youtuber Cicalone, impegnato con i suoi video a denunciare quanto accade sui treni e sulle banchine della Capitale. Telecamera alla mano, l’omone si fa spazio fra una mano lesta e un gruppo di violenti, sventando rapine e documentando quanto accade nell’indifferenza generale. I suoi video spopolano sui social, tanto che nelle ultime settimane Cicalone è stato ospite in alcuni programmi tv.

Apriti cielo, guai a toccare le borseggiatrici. Inspiegabile feticcio della sinistra, la tutela delle ladre rom - e non solo - è diventata una battaglia di principio. E così è partita la campagna contro lo youtuber. In prima linea la Cgil e il già citato attivista rosso Christian Raimo. Scrive, l’ex candidato di Avs, trombato dagli elettori, in un articolo: «L’accanimento contro il presunto delinquente è quello di una spedizione. I rom diventano un bersaglio ovvio e seriale». Perché, povero delinquente, neanche più rubare in pace è concesso. Non fosse che poi, puntualissimo, arriva un altro classico dell’eloquio radical chic: «È chiaro che la denuncia di Cicalone è così fenomenica da diventare non solo qualunquista, ma razzista, classista, e sessista». Insomma, prima di denunciare un borseggio sui social, per non incappare nelle suddette accuse, bisognerà accertarsi delle generalità del ladro. In questo quadro surreale, la violenza subita da Mattia e da tanti altri passeggeri passa in secondo piano. La realtà è ribaltata e il dito puntato contro la telecamera, piuttosto che verso chi delinque.

Non bastasse Raimo, anche la Cgil ha pensato bene di denunciare il fenomeno Cicalone. In una lettera indirizzata al prefetto di Roma, Lamberto Giannini, l’associazione ha espresso «preoccupazione per le azioni dello youtuber» definendo il suo modus operandi «inammissibile». La Cgil conclude spiegando di essere convinta che «la sicurezza delle persone passi» - oltre che dalle forze dell’ordine - «per la promozione di tutti quei valori che rendono una società più inclusiva e includente». Evidentemente, anche con chi ruba. Perché il borseggiatore sembra essere diventato un lavoro e, in quanto tale, meritevole di rappresentanza sindacale.