Ministro dell'Interno

Piantedosi smonta Schlein: "Modificare la Bossi-Fini? Slogan, non sa di che parla"

"L’espressione 'modificare la Bossi Fini', senza alcuna specificazione, sembra più uno slogan praticato soprattutto da chi, talvolta, non sa neanche bene di cosa parla": Matteo Piantedosi, intervistato da La Stampa, smonta in questo modo le ultime dichiarazioni della leader del Partito democratico Elly Schlein. Quest'ultima va ripetendo ormai da giorni che la Bossi-Fini "provoca da vent'anni irregolarità. E la irregolarità causa precarietà, sfruttamento e ricattabilità sulla pelle delle persone come Satnam Singh".

A fare chiarezza ci pensa il ministro dell'Interno: "La nostra legge sull’immigrazione è stata modificata o integrata svariate decine di volte. Dopodiché ogni normativa va tenuta adeguata alle mutevoli esigenze che pongono fenomeni così complessi". Per combattere il problema del caporalato, la "ricetta" del governo è un'altra: "Stiamo ragionando su alcune soluzioni a legislazione invariata - ha spiegato Piantedosi - quali quelle rivolte a realizzare un sistema di certificazione preliminare dei datori di lavoro che poi possono presentare domanda. Non escludiamo qualsiasi altra misura, anche di tipo normativo, per rendere più concreto ed efficace l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro". Sul caporalato, nello specifico, ha sottolineato: "Va tenuto alto il livello dei controlli. Ma serve anche una maggiore e più diffusa cultura del rispetto della dignità della persona che deve esserci verso ogni lavoratore. Ogni singolo lavoratore ha innanzitutto il diritto a contribuire al miglioramento della propria esistenza e della società in cui vive ed opera". 

 

 

 

Un passaggio, poi, anche sui centri per migranti in Albania: "L’attenzione riservata pubblicamente al progetto, dalla maggioranza dei paesi europei e dalla stessa Unione Europea, credo sia la maggiore riprova del valore, anche sperimentale, di una iniziativa che si ripromette di contrastare l’immigrazione illegale senza ridurre le garanzie dei diritti delle persone".